È sua la carta jolly per un accordo nel Pd sulla legge elettorale al Senato. Lo sapeva già, Vannino Chiti? Renzi l`aveva avvertita?
«Per nulla. Non faccio nemmeno parte della direzione, mi hanno subito avvisato i compagni. Certo che sono contento, ora bisogna passare ai fatti».
Elezione diretta dei senatori, questa la svolta?
«Il nostro ddl disciplina la legge elettorale per il nuovo Senato e traduce quel che è scritto in Costituzione, cioè che sono i cittadini a scegliere i senatori. È stato sottoscritto da 24 senatori del Pd di tutte le aree. In sintesi: due schede alle regionali, una per il consigliere e una per il senatore, da selezionare con collegi uninominali».
Ai suoi colleghi della sinistra dem non basta, chiedono una proposta del governo per cambiare l`Italicum.
«Invece sulla legge elettorale è bene che un imprinting del governo proprio non ci sia. La nostra proposta viene fatta propria
dal Pd, ora ci si confronti con gli altri partiti. Per tirare le somme subito dopo il 4 dicembre e partire coi lavori al Senato».
Eppure, Bersani e i suoi hanno ormai deciso per il No al referendum. Avverte il rischio frattura se non scissione?
«Lo avverto. Sarebbe una sciagura, devastante. La sinistra italiana dovrebbe imparare dalla sua storia. Abbiamo investito
tanto nella costruzione del Pd. Non possiamo perdere tutto».
Lei come voterà al referendum?
«Sono schierato per il Sì. Non ho votato il primo testo del ddl Boschi con altri 14 senatori pd. Ma dopo la modifica di quattro punti per noi dirimenti e abbiamo infine votato a favore. Trovo inconcepibile che si voti in un modo in Parlamento per poi bocciare quella stessa legge al referendum».


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