‘Viste nella prospettiva della parità di genere, le recenti elezioni richiedono un’analisi approfondita che ci porta ad interrogare i grandi limiti ancora presenti nella cultura politica dominante nel nostro Paese, nello scarso impegno dei partiti nelle campagne elettorali, per qualificare l’importanza e la necessità democratica della presenza equilibrata tra donne e uomini, visto che neanche le leggi regionali più avanzate sembrano riuscire a far compiere passi decisivi in favore della democrazia paritaria’. Lo dichiara in una nota la Vicepresidente del Senato Valeria Fedeli, e aggiunge.
‘In Umbria, dove abbiamo sia una norma antidiscriminatoria nella composizione delle liste che la doppia preferenza di genere, osserviamo un risultato addirittura peggiore rispetto al precedente Consiglio regionale, con soltanto 3 donne elette su un totale di 21 consiglieri; al contrario, in Liguria, dove non ci sono norme antidiscriminatorie, le donne in Consiglio sono comunque aumentate (ma non nel Pd, dove è stata eletta soltanto Raffaella Paita); il massimo dei seggi sarà in Toscana, con il 27,5% (11 donne elette su un totale di 40 consiglieri), mentre in Puglia si è fermi all’11,8% con solamente 6 donne su 51, di cui nessuna del Partito Democratico. Anche questi dati confermano l’urgenza di un cambiamento dell’azione politica a partire dal PD, e che coinvolga poi tutti i partiti’.
‘Le norme antidiscriminatorie e la doppia preferenza di genere, lo sappiamo – conclude Valeria Fedeli – sono necessarie, anzi indispensabili, ma non sufficienti, se non si condivide fino in fondo, nell’agenda politica, l’alto valore per tutti di una piena condivisione, tra donne e uomini, dell’esercizio delle responsabilità pubbliche. Per questo ciascun partito dovrà riflettere seriamente su come praticare, in modo coerente, quei cambiamenti che permettono alle cittadine e ai cittadini, anche a livello locale, di scegliere liberamente i propri rappresentanti rispettando la parità di genere: sono cambiamenti con cui si contrastano anche l’alto livello di astensionismo e la scarsa fiducia nelle istituzioni’.
‘In Umbria, dove abbiamo sia una norma antidiscriminatoria nella composizione delle liste che la doppia preferenza di genere, osserviamo un risultato addirittura peggiore rispetto al precedente Consiglio regionale, con soltanto 3 donne elette su un totale di 21 consiglieri; al contrario, in Liguria, dove non ci sono norme antidiscriminatorie, le donne in Consiglio sono comunque aumentate (ma non nel Pd, dove è stata eletta soltanto Raffaella Paita); il massimo dei seggi sarà in Toscana, con il 27,5% (11 donne elette su un totale di 40 consiglieri), mentre in Puglia si è fermi all’11,8% con solamente 6 donne su 51, di cui nessuna del Partito Democratico. Anche questi dati confermano l’urgenza di un cambiamento dell’azione politica a partire dal PD, e che coinvolga poi tutti i partiti’.
‘Le norme antidiscriminatorie e la doppia preferenza di genere, lo sappiamo – conclude Valeria Fedeli – sono necessarie, anzi indispensabili, ma non sufficienti, se non si condivide fino in fondo, nell’agenda politica, l’alto valore per tutti di una piena condivisione, tra donne e uomini, dell’esercizio delle responsabilità pubbliche. Per questo ciascun partito dovrà riflettere seriamente su come praticare, in modo coerente, quei cambiamenti che permettono alle cittadine e ai cittadini, anche a livello locale, di scegliere liberamente i propri rappresentanti rispettando la parità di genere: sono cambiamenti con cui si contrastano anche l’alto livello di astensionismo e la scarsa fiducia nelle istituzioni’.