Quando si discute di questioni delicate come la nostra Costituzione dovremmo, dismettere partigianerie, piccoli calcoli di bottega e uscire dalla polemica quotidiana su cui ogni giorno ci esercitiamo, per entrare in un ottica di medio e Ungo periodo in cui, per forza di cosa, a prevalere deve essere l`interesse comune, non quello particolare.
Il bene pubblico, non le ambizioni personali.
E un tema che si pone, in parte giustamente, a Renzi, quando gli si chiede di fare da parte la propria persona dal discorso sulla riforma della Costituzione, per mettere al centro del dibattito il merito della questione, la profondità delle scelte che sono state fatte nel passaggio parlamentare, il portato del cambiamento che queste modifiche alla seconda parte della Carta possono portare per il nostro Paese.
Gli stessi però che chiedono di “spersonalizzare” il referendum, per fare una discussione franca e centrata
sul senso della riforma e per mettere al centro di questa discussione il Paese e non una persona,quotidianamente ne mettono in discussione la bontà e traccheggiano sulla campagna referendaria più per calcolo politico che peraltro, volendo trasformare le urne referendarie in un attacco a Renzi e al Governo, un attacco che può vedere saldate assieme la sinistra, la destra, i cinquestelle e perfino una parte del Pd.
Renzi sta tentando di disinné,scare la personalizzazione eccessiva, compatibilmente con l`evidenza che questa legislatura ha nella riforma costituzionale un obiettivo irrinunciabile e che, di conseguenza, non sarebbe possibile prendere semplicemente atto di una eventuale vittoria del no al referendum.
Oggi sono gli altri a dover fare un passo in avanti, a leggere questo passaggio come storico, tale è la modifica di alcune parti della carta da sempre oggetto delle nostre critiche, non come l`occasione per prendersi vendette politiche o per riacquistare visibilità e spazi ormai perduti.
Lo ha detto benissimo il Presidente Emerito Napolitano all`assemblea della Cna, sostenendo che ci sono momenti in cui le parti politiche, in fasi anche più dure di quella di oggi, con uno scontro ideologico forte e un contesto internazionale ostile, hanno saputo mettere da parte le polemiche partigiane ed al centro l`interesse generale, come in occasione della scrittura della nostra Costituzione.
C`era la guerra fredda, i blocchi separati, la pregiudiziale anti-comunista, idee molto diverse radicate nelle culture politiche che partecipavano alla Costituente a proposito di quale Stato, quale forma di governo, quali principi avremmo dovuto mettere a fondamento della nostra Italia. Eppure sono riusciti a trovare una sintesi alta, ognuno rinunciando a qualcosa, in nome del bene comune.
Questo è lo spirito che ci deve guidare, noi tutti, consapevoli della responsabilità storica che portiamo sulle spalle: possiamo scegliere se consegnare alle generazioni future un Paese più in grado di rispondere alle sfide della modernità, con istituzioni più semplici e efficienti, con più spazio alla partecipazione dei cittadini, dove sia più facile per la democrazia decidere, ma con pesi e contrappesi adeguati. Un passo in avanti enorme su questioni che da anni aspettiamo.
L’alternativa è lasciare le cose così, far passare ancora anni ed anni prima di cambiare la Carta, tradiregli impegni presi con i cittadine le istituzioni, fermare un cambiamento che in questi due anni ha cominciato a invertire i numeri della crisi e conquistare al nostro Paese credibilità e rispetto in Europa e nel mondo.
Tutto il Pd ha partecipato alla scrittura di questa riforma, la abbiamo votata più volte, ne abbiamo discusso, abbiamo fatto mediazioni, ed oggi, di fronte soprattutto alle nuove generazioni, abbiamo una grande responsabilità: dimostrare che la politica è una cosa seria.
Il Pd sia compatto a mo sostegno.


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