«Il Pd non baratta la vita dell’esecutivo con il rispetto delle leggi. In caso di crisi, elezioni non automatiche. Sulla legge elettorale no a bandierine»
La grande agitazione che c’è nel Pdl non può e non deve mettere a rischio il governo. Ma in ogni caso bisogna fare di tutto per evitare che si torni al voto col Porcellum. La senatrice Anna Finocchiaro è appena uscita dalla commissione affari istituzionali di Palazzo Madama dove è ufficialmente partito l’iter per la nuova legge elettorale.
 «Il clima è positivo, e sono convinta che si può arrivare in fondo» spiega. Sempre che Berlusconi non faccia saltare tutto. E sarebbe sbagliato perché «la questione decadenza va tenuta separata» dai destini del governo. Questo è l’invito che l’ex ministro manda al Pdl.
Presidente Finocchiaro, il Pdl minaccia: la decadenza di Berlusconi produrrà la decadenza del governo. Che ne pensa?
«C’è grande agitazione nel Pdl. L’alter-narsi di posizioni più che corrispondere allo scontro che i giornali chiamano fra falchi e colombe, mi sembra legato al tentativo di aumentare la pressione politica, minacciando il governo, su una vicenda che con il governo non ha e non deve avere nulla a che fare. Io continuo a invitare alla responsabilità».
Come si traduce questa responsabilità?
«Ripeto: la questione della decadenza, che riguarda un reato riconosciuto da una sentenza della Cassazione, va tenuta separata dalle questioni del governo
in un passaggio così difficile per il Paese. Il governo deve lavorare con serenità e varare quei provvedimenti che si è impegnato a fare e per cui è nato e il Parlamento deve continuare la sua attività e magari arrivare all’approvazione di una legge elettorale che cambi il Porcellum. Detto questo il Pd non baratta la vita del governo con il rispetto delle leggi».
Lei esclude che il Pd possa andare incontro alla richiesta del Pdl sulla decadenza?
 «Premetto che sarà la giunta, e poi l’aula, a decidere. E so che è doveroso ascoltare, nei tempi e nei modi previsti dai regolamenti parlamentari, le ragioni della difesa. Ma so che le decisioni della giunta e dell’aula non possono essere influenzate da altre considerazioni che non siano quelle di merito. E se
sto al merito, anche dal punto di vista del giurista, trovo le motivazioni della difesa di Berlusconi inconsistenti, e il divieto di retroattività, evocato dal Pdl, mi sembra fuori luogo trovandoci di fronte ad una sanzione amministrativa».

Se cade il governo si torna a votare?
«Al voto si può andare solo dopo che siano stati esauriti tutti i passaggi previsti dalla Costituzione».
Quindi è possibile un altro governo?
«Non ho la palla di vetro e so che c’è una prassi costituzionale che il Presidente della Repubblica farà rispettare. E in questa prassi non è previsto un automatismo del ricorso al voto in caso di crisi. E poi non dimentichiamoci mai che, prima di tornare a votare abbiamo il dovere morale di cambiare il Porcellum».

Lei quindi esclude che si possa votare con l’attuale sistema?

«Farò di tutto per impedirlo. E so che gran parte delle forze politiche la pensa come me. Del resto l’urgenza della riforma elettorale è stata votata all’unanimità dall’aula del Senato. E ricordo che la Corte Costituzionale è convocata per il 3 dicembre per affrontare i rilievi di incostituzionalità del Porcellum».
 Ma Grillo vuole tenersi il Porcellum e il Pdl pare voglia solo piccole modifiche.
 «Sono per ragionare senza pregiudizi. Il Porcellum ha evidenti criticità: non consente agli elettori di scegliere gli eletti, ha un premio di maggioranza abnorme senza soglie significative, col 25% di voti si può avere il 55% dei deputati, e non assicura la governabilità visto che sono possibili maggioranze diverse fra Camera e Senato. Non mi impicco a modelli: so che se noi cambiamo questi tre punti vuol dire che il Porcellum, nei fatti, non ci sarà più, ma avremo un’altra legge elettorale che consente maggioranze chiare, governa-bilità e eletti scelti e riconoscibili dagli elettori».
 Nel Pd c’è chi, come il vicepresidente della Camera Giachetti, parla di «scippo» del Senato e ritiene che il modo più veloce e certo di cancellare il Porcellum sia il ritorno al Mattarellum.
 «Ricordo che è Anna Finocchiaro che ha presentato come prima firmataria un disegno di legge per il ritorno al Mattarellum. E che ho firmato la proposta del Pd per il doppio turno di collegio. Tuttavia, come ho detto in commissione, l’obiettivo non è piantare una bandierina di testimonianza, ma cambiare la legge elettorale per restituire potere agli elettori, assicurare la governabilità e maggioranze omogenee a Camera e Senato. Per fare questo serve una maggioranza parlamentare. E non è detto che il ritorno al Mattarellum sarebbe più veloce perché ci sarebbero da rivedere tutti i collegi in base ai nuovi dati del censimento».
E lo scippo del Senato alla Camera?
 «Io non faccio polemiche, tanto meno con chi milita nel mio stesso partito. Osservo solo che al Senato le opposizioni sono più garantite perché i rapporti proporzionali non sono alterati come alla Camera dal premio di maggioranza. E, ripeto, la legge elettorale deve essere condivisa e non fatta a colpi di maggioranza».

È la bozza Violante la mediazione possibile?
 «Non lo so. Ricordo, tra l’altro, che ab-biamo anche il lavoro fatto nella scorsa legislatura che era arrivato ad un buon punto di approssimazione prima che qualcuno, non il Pd, facesse saltare tutto. La cosa che mi interessa, ripeto, non è piantare bandierine, ma arrivare in vetta e poi, mi auguro con la più larga maggioranza, piantare la bandiera, questa sì bella grande, di una nuova legge elettorale».

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