“Anche oggi su qualche quotidiano torna, in modo del tutto pretestuoso, in riferimento alla dibattito sulla riforma costituzionale, la questione dell’incompatibilità tra le funzioni di senatore e quelle di consigliere regionale nelle regioni a statuto speciale”. Così la senatrice Anna Finocchiaro, presidenrte della commissione Affari costituzionali del Senato, torna sulla vicenda della presunta incompatibilità dei consiglieri delle regioni a statuto speciale con la carica di senatori nel nuovo Senato disegnato dalla riforma costituzionale.
“Torno a sottolineare – continua la Finocchiaro – che a legislazione vigente l’incompatibilità tra le funzioni di consigliere regionale e quella di parlamentare è prevista anche per le regioni a statuto ordinario, non solo per quelle a statuto speciale. Il Senato infatti non è, nella previsione attuale, organo di rappresentanza delle istituzioni territoriali come previsto invece dalla riforma e dunque non è composto da consiglieri regionali e sindaci. Se la riforma costituzionale entrerà in vigore l’incompatibilità verrà superata per i consiglieri delle regioni a statuto ordinario (visto che è prevista da legge ordinaria), mentre per quelli delle regioni a statuto speciale, per le quali l’incompatibilità è prevista dagli statuti speciali (fonti di rango costituzionale), occorrerà una modifica statuti, che avverrà con legge costituzionale su intesa con le regioni interessate.”
“Non c’è niente di straordinario in questo: già l’art. 39 della riforma prevede – continua la senatrice – l’applicabilità alle regioni speciali del nuovo titolo V con la stessa procedura. E del resto è già avvenuto quando fu necessario intervenire sugli statuti speciali per adeguarli alla legge costituzionale n. 1 del 1999 che aveva modificato l’articolo 122 della Costituzione e introdotto l’elezione diretta dei presidenti di regione. A meno che – conclude la senatrice Finocchiaro – non ci sia qualcuno che pensa possibile che ci siano regioni a statuto speciale che non vogliano mandare i propri rappresentanti a comporre il Senato. Francamente mi pare improbabile che il Friuli o la Sicilia rinuncino a sedere in Parlamento con i propri rappresentanti ed a esercitare i poteri conseguenti”.


Ne Parlano