L’ex commissario Ue ed ex premier sa benissimo come siamo messi sul piano internazionale: sa meglio di chiunque altro
che la credibilità dell`Italia è legata alla prospettiva che non si interrompa il cammino di riforme intrapreso, e che il successo
del “No” al referendum costituzionale aprirebbe invece una lunga fase di instabilità politica, quindi l`interruzione di quel cammino,
facendo perdere all`Italia gran parte del credito che in questi ultimi anni ha acquisito al tavolo europeo e agli altri tavoli globali. Ma sa anche che nell`elettorato oggi tira un forte vento contrario ai fautori della globalizzazione, agli ambienti dell`alta finanza e all`establishment Ue, dei quali tutti, a torto o a ragione, egli stesso è considerato uno degli esponenti principali. Sa dunque che, se prendesse pubblicamente posizione per il “Sì” al referendum costituzionale, questo finirebbe col favorire il fronte del “No”. Così, decide di compiere il sacrificio supremo: per dare il proprio contributo al superamento della difficile prova referendaria, con la morte nel cuore si schiera con il “No”. Lo ha fatto ieri con un`intervista al Corriere della Sera nella quale si legge tutto lo strazio del suo animo. Dice che, certo, se verrà confermata dal referendum, la nuova Costituzione sarà migliore della precedente: “di questa riforma mi hanno sempre convinto la modifica del rapporto tra Stato e Regioni, l`abolizione del Cnel e la fine del bicameralismo perfetto”, cioè tutti i contenuti essenziali. Ma per dare una mano a questa conferma occorre che lui dichiari di votare no; e, non potendo motivare questo voto con i contenuti della riforma lo motiva con quelli della legge finanziaria presentata dal Governo nei giorni scorsi. Un qualche motivo occorre pur darlo. Così, come Violetta per salvare Alfredo finge di tradirlo, passandogli davanti a
braccetto con due giovinastri di passaggio, anche Mario Monti per salvare la riforma finge di rifiutarla, al costo – per lui altissimo – di doversi far vedere in giro per un mese e mezzo a braccetto con i vari Grillo, Salvini, Meloni, Brunetta, Fassina e Vendola. La speranza è che questo gesto estremo di dedizione alla Padria produca il risultato per cui viene compiuto.

Pietro Ichino

Caro Direttore, Ho letto il “divertissement” che il Senatore Pietro Ichino ha consegnato al Foglio ieri mattina. Esso non mi impedisce di confermare la grande e sincera stima che ho per Pietro Ichino. Trovo invece fuori luogo cercare di confondere la mente dei lettori su un tema così serio. Confermo che mi sono espresso per il No al referendum, per una serie di motivi che ho articolato nell`ampia intervista al Corriere, alcuni dei quali ho sostenuto per anni. Trovo poco serio che si facciano balenare benefici mirabolanti dinanzi agli occhi degli italiani e se ne ottunda la mente con slogan come “Basta un Sì”. Spero che non arrivi ora il Senatore Ichino con lo slogan integrativo “Chi dice No vuole Sì”.

Mario Monti


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