E’ illogico che in Italia i criteri per costruire o ristrutturare cambino a seconda di dove si vive
LA PROPOSTA AVANZATA IERI DAL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO CONFERMA LA NECESSITÀ DI TRASFORMARE IL SENATO PASSANDO dal riordino del Titolo V della Costituzione e, in particolare, da una diversa attribuzione di competenze legislative alle Regioni. La tesi qui illustrata è che sia possibile e opportuno attribuire a un Senato federale (costituito, in proporzione alla popolazione, da eletti di secondo livello membri dei Consigli e delle Giunte regionali) anzitutto una potestà legislativa capace di rendere omogenea e unica la legislazione quadro sulle materie attribuite alle Regioni, così da determinare numerosi vantaggi, semplificazioni e risparmi. Oggi il quadro delle competenze è particolarmente complesso, non solo per un eccesso di deleghe alle Regioni su competenze che vanno riaccentrate, ma soprattutto a causa delle competenze concorrenti, che hanno determinato continui ricorsi di attribuzione e sovrapposizione normative. C`è tuttavia un altro aspetto criticabile, meno considerato ma particolarmente inefficace, dannoso e iniquo, determinato dall`avvio del regionalismo e poi aggravato con le modifiche al Titolo V della Costituzione: la disomogeneità delle legislazioni su materie attribuite alle Regioni, che invece richiederebbero almeno una cornice comune, cioè leggi quadro su cui poi innestare una legislazione di dettaglio che tenga conto delle specificità territoriali e i conseguenti atti di programmazione, di potestà regolamentare, esecutivi. Mi spiego con esempi: le Regioni legiferano in materia urbanistica, paesaggistica, sulla caccia, sul diritto allo studio e alla libera scelta educativa, sull`apprendistato e i tirocini, ecc. Non mi interessa dire se si tratti di materie che è giusto attribuire in via esclusiva o concorrente alla legislazione regionale. Evidenzio invece l`illogicità di avere un`Italia dove i criteri per costruire, ristrutturare, essere aiutato economicamente nello studio e nella formazione, cercare lavoro, ecc. cambiano a seconda di dove vivi. Alcune di queste differenze non sono determinate dalle specificità territoriali, bensì da scelte discrezionali e politiche, che tuttavia non appaiono giustificabili in termini di equità generale e che, tra l`altro, determinano un assurdo spreco di attività legislativa. In altre parole, anche nella legislazione regionale occorrerebbe definire una gerarchia delle fonti legislative, distinguendo tra le leggi quadro e quelle ordinarie e applicative, solo quest`ultime da definire in riferimento alle specificità regionali. Ecco dunque il senso della proposta: una volta definito il chi fa cosa tra Stato e Regione, cercando di ridurre al minimo le competenze concorrenti, occorre assicurare che le leggi regionali abbiano una loro unitarietà, qualora riguardino i principi generali. E dove svolgere questa attività legislativa regionale unitaria, se non nel Senato federale? La proposta, credo, avrebbe diversi pregi. Rende i cittadini italiani uguali di fronte a qualsiasi legge dovunque abitino. Modifica il lavoro nei parlamenti regionali, chiamati così a svolgere un compito legislativo più di dettaglio e a concentrarsi maggiormente sull`attività di programmazione, esecuzione e controllo. Permette alle stesse amministrazioni regionali di destinare maggiori energie per assumere e svolgere almeno alcune delle funzioni programmatorie e gestionali oggi svolte dalle Province, nella prospettiva di abolire queste ultime. Avvicina le Regioni al territorio, accentuando il loro ruolo di regolatori e facilitatori dei processi di aggregazione dei Comuni, per gestire al meglio i servizi locali in forma associata.
 Con questo nuovo compito, cioè approvare le leggi regionali quadro, il Senato assumerebbe così una fisionomia forte, diversamente da altre nazioni, dove è ridotto ormai a un luogo di confronto e di opinioni. Se poi a questa funzione si aggiungesse quella, assai rilevante, di raccordo con la Ue, sia in fase ascendente che discendente, nonché quella sopra prefigurata di approvare e gestire un nuovo Codice delle Autonomie, ecco che il Senato trasformato rimarrebbe davvero utile, pur nel pieno rispetto dei principi su cui il Pd e il governo si è già impegnato: superamento del bicameralismo perfetto, fiducia e bilancio votati solo dalla Camera dei deputati, composizione fatta solo da amministratori già eletti, senza ulteriori compensi. Infine, e non meno importante, sarebbe un modo per facilitare il complessivo riassetto delle istituzioni italiane, con il superamento delle Province: enti intermedi che possono essere aboliti solo a condizione che altri (Regioni o Comuni associati) ne assumano, senza incertezze, gli importanti compiti.

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