Il Pd non può rinunciare ad un programma di riforma delle istituzioni, naturalmente senza ignorare quanto accaduto il 4 dicembre scorso.
Il superamento del bicameralismo paritario eil riordino della competenza legislativa tra Stato e Regioni rimangono, a mio avviso, i due cardini su cui puntare per rispondere ad un`esigenza reale. Occorre una condivisione più ampia di forze politiche, affinché il referendum non si trasformi in un voto politico eli scontro e al contrario sia un`opportunità che il Parlamento offre ai cittadini di migliorare il funzionamento delle istituzioni . Inoltre, si può partire da un dato come la permanenza delle Province per attuare una riforma straordinaria, indispensabile per il governo dei territori. Pur avendo sostenuto con convinzione la riforma, sono stato sempre contrario all`abolizione delle province. Si deve dare una dotazione istituzionale ai territori fuori delle città metropolitane che non sono in grado solo con i comuni, per la maggior parte sotto i 5 mila abitanti, di rispondere all`esigenza dello sviluppo e del governo di area vasta. Le unioni comunali sono uno strumento utile ma per aree contenute.
Le attuali province debbono avere un governo democratico eletto dai cittadini e tutte le competenze e le risorse che oggi costituiscono l`aspetto gestionale delle Regioni . Quest`ultime rappresentano oggi un neo centralismo regionale burocratico ed inefficiente. Sono ad un tempo assemblee legislative e un super comune. Tutta la gestione e le risorse vanno trasferire alle Province e ai Comuni secondo un principio di sussidiarietà. Tutto ciò che gli enti più prossimi ai cittadini possono svolgere, deve essere assegnato a loro . Alle Regioni deve rimanere la funzione legislativa e quella di indirizzo e controllo.
Questa scelta insieme alla possibile diminuzione delle province potrà farsi senza modifiche costituzionali mentre può essere oggetto di modifica costituzionale una riduzione delle Regioni. Avremo dotato così tutti i territori di un`istituzione capace di favorire lo sviluppo e di far crescere una nuova classe dirigente dai territori, oltre i confini comunali, dando a tutti l`opportunità di partecipazione politica e di protagonismo, oggi appannaggio solo delle grandi aree metropolitane che schiacciano le province periferiche.

 


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