Carissimi Renzi e Boschi, come sapete e giustamente non vi stancate di affermare tutti i giorni, all`Italia occorre cambiare verso, rottamando vecchie prassi economiche e costumi etici e promuovendo un deciso cambio generazionale. Tutto ciò ci consentirebbe di voltar pagina anche su corruzione e malaffare. Quel rapporto si ruppe plasticamente 22 anni fa, quando Bettino Craxi si alzò nell`emiciclo della Camera e chiamò tutti in correità, sostenendo che se lui era corrotto, erano corrotti tutti e che nessuno, in Parlamento e nella società, poteva chiamarsi fuori.
Era il luglio 1992. Nell`aprile 1993, a voto segreto, fu negata l`autorizzazione a procedere che la procura di Milano avanzò nei confronti di Craxi. Da allora – sebbene siano cambiati alcuni importanti aspetti tecnici dell`immunità parlamentare – c`è un filo rosso concettuale che corre fino a noi, passando per i dinieghi nei riguardi di Previti, Dell`Utri, Cosentino e Milanese; lungo questi anni passa un senso di amarezza dei cittadini verso una casta che spesso si protegge dalla legge, a prescindere da un rigoroso esame dei fatti. Con questo atteggiamento si tradisce il senso nobile delle immunità. Temo che nell`emendamento dei relatori riemerga quel tratto di conservazione di ceto che non comprendo e che moltissimi cittadini credo non capirebbero, specie in tempi di Expo e Mose.