‘Ci troviamo dinanzi, e questo avviene da tanti, troppi anni, all’urgenza di intervenire sulla legge elettorale, anche se stavolta a seguito, non di una pronuncia popolare, ma di una sentenza della Corte costituzionale. Dobbiamo intervenire tenendo ferme entrambe quelle fonti: l’indirizzo in senso maggioritario impresso dal referendum del 1993 e la sentenza n. 1 del 2014 della Corte costituzionale’. Lo ha dichiarato Giorgio Tonini, vicepresidente del Gruppo Pd al Senato, intervenendo nell’Aula del Senato.

‘Il Governo Renzi ha promosso un confronto parlamentare largo attorno a una proposta organica di riforma della nostra democrazia parlamentare. Rispetto al disegno originario, il lavoro parlamentare sta mutando in profondità i contenuti delle riforme. Gli emendamenti elaborati dalla presidente Finocchiaro e proposti dai Capigruppo di maggioranza e, almeno per un parte di essi, da Forza Italia rappresentano, a detta della stragrande maggioranza degli intervenuti in questo ampio dibattito, un significativo miglioramento del testo varato dalla Camera, senza peraltro mettere in discussione il cuore della riforma elettorale che vogliamo: la garanzia, attraverso il doppio turno combinato con il superamento – sul piano costituzionale – del bicameralismo, della investitura diretta del Governo da parte degli elettori. In questo quadro – continua Tonini – l’innalzamento al 40 per cento della soglia di accesso al premio al primo turno insieme alla riduzione al 3 per cento di quella di accesso alla rappresentanza parlamentare rappresentano cambiamenti di assoluta ragionevolezza che rendono il testo più maturo e più europeo. Poi c’è il tema della scelta dei candidati. La soluzione proposta dall’emendamento presenta luci e ombre, come ogni proposta di compromesso. La luce principale è la riconoscibilità di chi viene eletto: limitando al solo capolista l’indicazione stampata sulla scheda, è evidente che ogni cittadino sa alla perfezione chi sta votando. La principale ombra, agli occhi di alcuni colleghi, è la mobilità del rapporto tra eletti con le preferenze e capilista. Anche le proposte alternative a quella dell’emendamento presentano inconvenienti non di poco conto, il principale dei quali è la rivincita della lista bloccata. Su tutti questi aspetti sarebbe incomprensibile qualunque chiusura aprioristica. Ci troviamo però da una parte, la necessità e l’urgenza di una riforma che dia risposta alla sentenza della Corte ed alle aspettative dei cittadini; dall’altra, l’innamoramento per questo o quel dettaglio. Io credo – conclude Tonini – che la risposta possa essere solo nel compimento, adesso e ora, delle riforme’.


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