‘In Liguria azione suicida della sinistra ex-Pd’
‘Non c’è un solo capo di governo, in Europa, che non avrebbe firmato ad occhi chiusi per un risultato come quello che ha ottenuto, alle regionali italiane, Matteo Renzi. Il leader del Pd è riuscito infatti a mantenere intatta e anzi a rafforzare la schiacciante supremazia dei democratici nel risiko dei governi regionali.
I risultati ci dicono anche, vedi la Liguria e anche l’Umbria, per non dire del Veneto, che il potere in Italia resta contendibile, che non c’è nessun fascismo alle porte, nessun uomo solo al comando, né alcun rischio di partito unico. E se non c’è nessuna ragione nobile che possa motivarle, azioni suicide come quelle della sinistra ex-Pd in Liguria si dimostrano per quello che sono, atti di infantile e narcisistico autolesionismo, purtroppo ricorrenti nella storia, antica e recente, della sinistra italiana. Atti ancora più assurdi e incomprensibili, se solo si considera che nessuno tra i candidati del Pd alla guida delle regioni era riconducibile al renzismo in senso stretto. Renzi può essere criticato per aver preferito la concordia interna ad un nuovo ciclo di rottamazione, che interessasse stavolta i livelli intermedi del partito. Il Pd, che ha confermato alle regionali il suo primato elettorale, è un partito pieno di problemi e di difetti, ma anche e indubitabilmente un partito plurale, policentrico e poliarchico. Proprio per questo che senso può avere spezzare il filo del confronto interno e intraprendere avventure solitarie verso il radioso obiettivo dell’8 per cento, come quello racimolato dal dream-team Cofferati-Civati-Pastorino?

Hanno anche detto, gli elettori, che la partita vera, quella per il governo del Paese, resta un gioco bipolare, tra Pd e centrodestra, come dimostra il risultato, lusinghiero in termini di voti, ma nullo per regioni conquistate, del Movimento Cinque Stelle. C’è da sperare che questo dato di realtà tranquillizzi Forza Italia e alleati e li disponga ad un dialogo maturo e sereno per il completamento delle riforme, che è nell’interesse del paese e di chiunque sarà chiamato dagli elettori, nel 2018, a governarlo. Certo il risultato del Veneto, quello incerto dell’Umbria e i successi nel Mezzogiorno sono altrettante sfide a cui il Pd dovrà saper rispondere’. Così Giorgio Tonini, vicepresidente del gruppo del Pd al senato commenta sul suo profilo Facebook, l’esito delle elezioni regionali di ieri.

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