‘Una forma di immunità c’è in tutti gli ordinamenti. Italicum? Ritocco alle soglie e questione di genere’
«Bisogna assolutamente evitare che una discussione sull`ipotesi immunità per i membri del nuovo Senato faccia rallentare la riforma». Il capogruppo del Pd a Palazzo Madama Luigi Zanda è preoccupato per l`ultima polemica sull`estensione di quel che resta dell`immunità parlamentare (autorizzazione per arresto e intercettazioni) ai consiglieri e ai sindaci che andranno a comporre il Senato dei 100. Introdotta negli emendamenti dei relatori Anna Finocchiaro e Roberto Calderoli, nel testo presentato dal governo non c`era. Ora, avverte Zanda, non è che si può fermare la riforma per questo. E lancia un possibile compromesso: sia la Corte costituzionale ad esprimersi sull`immunità di tutti i parlamentari.
 Non sarebbe meglio toglierla di mezzo questa immunità per i neo senatori?
 Io dico che non è certamente la norma principale della riforma. D`altra parte forme di immunità sono presenti in quasi tutti gli ordinamenti democratici, anche per Camere elette con sistema di secondo livello: è così in Francia, Belgio e Spagna. Io sono favorevole alla soluzione che demanda la decisione alla Consulta sia sull`immunità sia sui titoli di accesso al Parlamento. Lo scandalo non è l`immunità dei parlamentari, quello che è scandaloso è l`uso che il Parlamento ne ha fatto in molte circostanze. Capisco che una soluzione del genere appesantirebbe il lavoro della Corte, ma ne guadagnerebbe molto la democrazia parlamentare.
Il punto di arrivo della riforma che supera il bicameralismo perfetto è un buon punto d`arrivo?
Governo e Parlamento hanno lavorato con molta cura alla riforma, in particolare sono state preziose la fatica e l`equilibrio di Finocchiaro in commissione e l`iniziativa del ministro Boschi. Il testo di partenza del governo era buono, gli emendamenti presentati apportano significativi miglioramenti. La riforma cade in una fase importantissima della vita del nostro Paese: c`è una profonda ostilità nei confronti della politica ma c`è un`ancor più pericolosa debolezza dello Stato che si trasforma in sfiducia nelle istituzioni. L`elemento nuovo è proprio la prospettiva che si è affacciata negli ultimi mesi di un reale effettivo e concreto processo riformatore. Il motore di questo processo sono Matteo Renzi e gli elettori del Pd, ed è proprio questa speranza che ha determinato il 41% alle europee. Da qui il dovere morale di non deludere gli italiani.
 E importante il via libera  del Senato  ai primi di luglio, quando parte il semestre Ue. Ce la fate?
La discussione e il dibattito ci sono stati, lunghi e approfonditi. Il Parlamento deve prendersi le sue responsabilità. Il Parlamento non vive in una bolla, deve tener conto che i tempi legati ai bisogni del Paese sono scaduti da molti anni.
Pensa ancora che sia stata una buona mossa sostituire Corradino Mineo in Commissione?
Premetto che io sono andato in prima commissione al posto di Minniti, Mineo era supplente di Minniti. Era assolutamente necessario, vista la delicatezza e l`importanza della materia trattata, che i commissari fossero tutti titolari: da qui le tre sostituzioni. C`è poi l`esigenza che, per quanto possibile, le commissioni rispettino le stesse proporzioni dell`Aula, fermo restando il più completo rispetto dell`articolo 67 della Costituzione.
Dopo la riforma costituzionale, in Senato sarà la volta dellitalicum. Ci saranno modifiche?
Oramai è vasta impressione del Parlamento che l`Italicumverrà modificato. Io mi auguro che venga salvato il ballottaggio, che vengano abbassate le soglie di ingresso e alzata quella del 37 e che venga introdotta una seria alternanza di genere.
E le preferenze?
Tra le preferenze e i collegi io preferisco i collegi.

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