Teresa Bellanova, di Ceglie Messapica, ministro all’Agricoltuva: dalle campagne e dalle battaglie contro il caporalato e per migliori condizioni di vita degli agricoltori, al ministero. Inizia una nuova stagione a un dicastero difficile per il Sud e per la Campania.
Quali sono le priorità?
«Il lavoro da fare è tanto. Penso anzitutto all’export agroalimentare che dobbiamo portare dai 43 attuali ai 50 miliardi entro i prossimi anni. Ma anche agli investimenti nelle filiere per migliorare i rapporti tra agricoltori e trasformatori, vera chiave del Made in Italy, soprattutto nel Sud. L’obiettivo è rimettere l’agricoltura al centro dell’agenda politica. Agricoltura e agroalimentare moderni e di qualità, dove l’innovazione svolga un ruolo strategico, capace di attrarre soprattutto le nuove generazioni. La ringrazio per aver ricordato la norma contro il caporalato: una legge importantissima, che ha dato ottimi risultati, e che va applicata integralmente. È un mio obiettivo prioritario».
Intanto, è scoppiata la prima grana. La condanna della Corte europea per i ritardi nell’affrontare l’emergenza Xylella in Puglia. Come intende muoversi?
«Quella decisione è relativa ad una situazione pregressa. Adesso si tratta di cambiare completamente registro. Innanzitutto mettendo a valore le risorse a disposizione. Ci sarà un Piano di azioni perché siano ben spese e per sostenere gli investimenti. Ci sarà molta interlocuzione con tutti i soggetti coinvolti e con la filiera istituzionale. Questo è il mio metodo».
II presidente della Regione Campania, De Luca, le chiede un impegno diretto e straordinario per il lavoro al Sud e il no a quota 100 e autonomia differenziata. Come replica?
«Il Mezzogiorno è una mia priorità ma io credo che la priorità sia dare uno slancio al Sistema Paese in una logica di coesione, collaborazione, interazione. Quota 100 è già adesso una misura a tempo e noi abbiamo bisogno di risposte strutturali a problemi complessi. Sull’autonomia differenziata il mio pensiero è evidente: abbiamo bisogno di un paese coeso, non frantumato. Correre tutti insieme nella stessa direzione».
Le sorti dell’agricoltura si giocano a Bruxelles. L’Italia, anche con l’incarico a Gentiloni, rientra in gioco. Come si possono difendere maggiormente i nostri prodotti?
«L’interlocuzione con Bruxelles è fondamentale. È evidente che parte del destino dell’agricoltura si gioca in quelle sedi. Ed è in quelle sedi che vanno fatte pesare le qualità dei nostri prodotti, l’eccellenza delle nostre imprese, le tipicità».
Al Nord e sul web non hanno gradito molto la sua nomina. Sono i guasti di un clima d’odio che si è rafforzato durante il governo giallo-verde. Si è criticato anche il suo vestito. In un tweed lei ha spiegato che “la vera eleganza è rispettare il proprio stato d’animo”. ‘lirrbata oppure è una sfida da cogliere?
«Non mi risultano tutte queste critiche. Ho ricevuto migliaia di felicitazioni. Dopodiché e probabile che qualche scontento ci sia. Sono abituata a rispondere ad ogni polemica con l’impegno del mio lavoro. Una regola a cui non derogo. Non sono turbata. Sono al lavoro».


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