«Dobbiamo accelerare sulle liste per le Europee», dice Alessandro Alfieri, senatore, responsabile Riforme nella segreteria Pd e tra i big dell`area Bonaccini. Schlein non ha ancora aperto la pratica candidature: anche al Forum sull`Ue dei democratici ha detto «prima il programma». Ma mezzo partito freme. «In questa due giorni di riflessioni sui contenuti – ragiona Alfieri – il Pd ha voluto dare il messaggio di essere la principale alternativa a Meloni. Ora però va avviata la discussione sulle figure migliori da mettere in campo garantendo pluralismo e apertura. Sono elezioni cruciali, per gli equilibri europei».
Sulle liste Schlein deve accelerare?
«Sì. I collegi sono enormi, col voto di preferenza. I candidati devono poter partire subito, per il successo del Pd».
C`è già una frotta di aspiranti eurodeputati. Schlein ha detto: liste aperte, no a una conta fra correnti.
«Servirà un mix di profili. Abbiamo alcuni tra i migliori amministratori locali d`Italia al termine del mandato. Parlamentari che hanno ben operato in Europa e a Roma. Ed esterni che diano un segnale di apertura».
E Schlein? Si candida o no?
«Dipenderà da lei e dalle valutazioni che farà, immagino coinvolgendo il gruppo dirigente».
È d`accordo con Prodi, può fare lei la federatrice?
«La comunità del Pd lavorerà per il miglior risultato possibile alle Europee ed essere il baricentro dell`alternativa al governo. Se ci riusciremo, sarà logica conseguenza che il Pd e la sua segretaria svolgeranno quel ruolo».
È il metodo di cui scriveva ieri il vicedirettore di Repubblica, Francesco Bei: chi ha più voti guida.
«Sì, aggiungendoci però una buona dose di pazienza e generosità. Le alleanze non si costruiscono a tavolino, serve un lavoro quotidiano in Parlamento e sui territori».
Dal palco dell`altro ieri, Morassut ha aperto al semipresidenzialismo. Quanti la pensano come lui, nel partito?
«La stragrande maggioranza è per tutelare la figura di garante della Costituzione e della coesione nazionale del presidente della Repubblica. L`elezione diretta, anche del premier, indebolirebbe questo ruolo di arbitro. Poi è chiaro: siamo consapevoli di dover presentare una nostra proposta, anche alla luce delle audizioni in Senato, che in larghissima parte hanno smontato il premierato».
Si è parlato molto di politica estera, al forum Pd. Non solo Prodi. Per Bindi all`Ue serve la politica, non le armi. Per Gentiloni il sostegno militare dev`essere senza tentennamenti. La sintesi qual è?
«È inevitabile che nelle opinioni pubbliche di tutta Europa si avverta una stanchezza rispetto ai conflitti. Ma abbiamo il dovere di restare saldamente al fianco dell`Ucraina, ben sapendo poi che l`Ue potrà costruire un`iniziativa di pace sia a Kiev che a Gaza se saprà parlare con una voce sola. Per questo sono convinto che dovremmo sfatare il tabù dell`Europa a 27 e costruire un nucleo, a partire dai Paesi fondatori come Germania e Francia, che investa sulla politica estera e la difesa comune. Sennò rimarremo solo una potenza economica. È una scommessa che il Pd dovrà combattere fino in fondo».


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