Alessandro Alfieri, senatore pd, sponda Base riformista, ha partecipato a entrambe le manifestazioni per la pace, quella di Roma e quella di Milano, perché «abbiamo il dovere di gettare ponti».

Senatore, le due manifestazioni non erano alternative?

«Mettere in contraddizione le due piazze era un errore. Come democratico, partecipo a tutte le iniziative che hanno come minimo comune denominatore un
punto: nel conflitto in corso c`è un aggressore, il regime russo, e un aggredito, il popolo ucraino. E nella piattaforma di chi ha organizzato la manifestazione di Roma questa distinzione era chiara».

Per questo ha ritenuto utile dividersi tra le due piazze?

«Sì, perché questa è la stagione in cui servono persone che cercano di unire. Riguardo alla politica internazionale e alla diplomazia, così come sul piano della politica interna: dobbiamo costruire un`alternativa alla destra tenendo insieme Pd e Terzo polo, sia in Parlamento sia alle imminenti elezioni regionali in Lombardia».

Tornando alla ragione delle due manifestazioni, la vicenda ucraina, lei si è trovato a suo agio sia nella piazza di Roma sia in quella di Milano?

«Perfettamente. Ho fatto un passaggio più veloce in piazza San
Giovanni, poi mi sono diretto a Milano, dove ritenevo fondamentale esserci: sono anche intervenuto dal palco. Non c`è pace senza giustizia: sarebbe una resa. Non c`è pace senza libertà: sarebbe sottomissione».

Più o meno le stesse parole pronunciate da Carlo Calenda.

«Ho detto che bisogna lavorare per unire Pd e Terzo polo. Mi impegno a esaltare quello che ci tiene insieme, non le differenze».


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