“La legge Calderoli non ha nulla a che fare con l’autonomia, al contrario complica la vita delle imprese e dei cittadini, aumenta la burocrazia e le diseguaglianze. Quando i legislatori hanno pensato a ulteriori forme e condizioni di autonomia, si riteneva di andare a fare un lavoro molto mirato. Qui invece si pensa di prendersi le competenze su 23 materie, mettendo nel caos l’intero Paese. E si rischia di far saltare anche la specialità di Regioni che ce l’hanno per ragioni storiche, geografiche, per motivi che affondano le radici nella storia del nostro Paese. Noi la fermeremo in ogni modo, anche perché mina pure l’equilibrio nelle compartecipazioni finanziarie e nella tenuta della coesione del nostro Paese”. Lo ha detto oggi a Trieste il senatore e responsabile nazionale del PD Riforme e Pnrr Alessandro Alfieri, nel corso di una conferenza stampa su “Autonomia differenziata e rafforzamento della specialità regionale”. “Sorprende che proprio il presidente del Friuli Venezia Giulia e della conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga non si sia indignato di fronte al testo Calderoli che – ha spiegato il senatore dem – prevede solo un’informativa alla Conferenza unificata e alla Conferenza Stato Regioni. Nel momento in cui si rischia di alterare un equilibrio e di incidere sulle competenze delle Regioni speciali, Fedriga avrebbe dovuto pretendere che alle stesse Regioni fosse richiesto un parere preventivo. Invece le Regioni non sono state coinvolte, come non è stato coinvolto il parlamento se non nell’applicazione finale in una logica del prendere o lasciare. E questa – ha scandito Alfeiri – è un’impostazione centralista”. “Io continuo a essere d’accordo – ha detto Alfieri – con l’idea dell’autonomia, dell’autonomia differenziata, ma certo non su tutte le materie. Serve ragionare sulle singole funzioni” precisando che “dopo 24 anni qualsiasi legge ha bisogno di un tagliando, ancora di più con tutto quello che è successo nel frattempo: una crisi economico finanziaria, la pandemia, una guerra nel cuore dell’Europa. Su funzioni come la sanità o l’energia che allora si poteva discutere se collocare a livello statale o regionale, oggi – ha concluso il parlamentare – si incide da Bruxelles”.
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