«Se è vero, come dice Nicola Zingaretti, che siamo in emergenza e non si può perdere tempo a discutere di poltrone, perché tenere tutto in fibrillazione per dieci giorni in attesa del congresso e non ritirare subito le dimissioni?». Alessandro Alfieri è senatore dem e coordinatore di Base riformista.
Si aspettava le dimissioni?
«Siamo rimasti sorpresi, anche perché non ho mai sentito una sola voce che ne ha chiesto le dimissioni. In molti hanno posto temi politici».
Tattica o gesto di rabbia?
«Quando si guida un partito, le tensioni sono molte. A volte prevale l`emotività, è comprensibile».
Si dice che giri un messaggio del Nazareno che sollecita appelli perché ritiri le dimissioni. La sua è una mossa per essere riconfermato all`assemblea del 13 marzo?
«Bisognerebbe chiederlo a Zingaretti. Per statuto dopo le dimissioni va convocata un`assemblea. A quel punto può farsi rieleggere. Spero prevalga il buonsenso».
Vi si accusa di slealtà.
«Siamo sempre stati leali, soprattutto nella crisi. Altri smentivano la linea del segretario e dicevano “andiamo alle elezioni”. Abbiamo insistito sulla vocazione maggioritaria e sul profilo plurale e Zingaretti ci ha dato ragione, anche rispetto a chi aveva l`ossessione di appaltare a Renzi o Conte la rappresentanza di culture fondative del Pd».
Non è «vergognoso» parlare di poltrone in pandemia?
«Su impulso della conferenza delle donne si è aperto un dibattito sui ruoli nel partito. Eviterei di svilirlo ricorrendo al lessico populista».
Ma voler accelerare il congresso non è mettere in discussione la sua poltrona?
«Abbiamo detto: concentriamoci su vaccini, ristori e Recovery. E poi solo dopo come chiedono anche figure autorevoli come Zanda, Misiani e Cuperlo – apriamo la discussione per il congresso».
Che c`è stato due anni fa.
«Da allora è cambiato il mondo. I sovranisti erano al potere con i populisti».
Avete contestato la subalternità di Zingaretti ai M5S.
«Se vuoi un`alleanza strutturale non servono scorciatoie, devi capire a chi parli. Conte parla di populismo di sinistra: per me è sbagliato, che sia di destra o di sinistra, educato o maleducato. Il Pd comprende e governa le ansie, il populismo le accarezza».
Non vi fidate del M5S?
«Nel 2018 c`era equidistanza tra Russia Cina e Usa e diffidenza verso l`Europa, ora c`è un`evoluzione. Ma quanto è autentico questo cambiamento e quanto è opportunismo? Bisogna capirlo, anche perché ora si parla addirittura di ingresso dei grillini nei socialisti e democratici europei».
Però avete delegittimato il segretario.
«No, mai detta una parola fuori posto. Chiedere di discutere non è lesa maestà. Siamo noi i delegittimati, visto che ci si continua a definire spregiativamente “ex renziani”. Serve un profilo non solo responsabile ma attento ai contenuti. Non facciamo come Renzi che dopo la sconfitta parlò di “fuoco amico”».