“Accettiamo la sfida della Presidente del Consiglio, il mondo è cambiato e non è che pensiamo che l’Ue non debba cambiare, ci mancherebbe, abbiamo vissuto una crisi economico-finanziaria poi il Covid infine una guerra ai confini dell’Ue. Noi crediamo che ci voglia più Europa, non meno Europa. Meloni deve dirci se è d’accordo sui rapporti Letta e Draghi sul mercanto interno e sulla competitività. Perché i partiti sovranisti che sono parte della stessa famiglia europea della Premier e del viceministro Salvini erano dall’altra parte rispetto a noi, dalla parte opposta, quando c’era da difendere e da investire sull’Europa”. Lo ha detto in Aula il senatore Alessandro Alfieri, capogruppo del Pd in commissione Esteri e responsabile riforme e Pnrr nella segreteria nazionale dem.
“La transizione ecologica e digitale – ha continuato Alfieri – è una sfida da far tremare i polsi, ma Meloni non può solo criticare, deve indicare gli strumenti con i quali investire di più sul green deal europeo e certo decidere come attuarlo, governandolo. Sull’Unione in materia di sanità dimostriamo di aver imparato la lezione della pandemia, occorre costruire terreni comuni. In questo senso la legge Schlein che vuole investire sulla sanità pubblica meritava più attenzione da parte della maggioranza che invece l’ha affossata. Se ci si chiede perché il governo è isolato in Europa, basta sentire gli interventi in Aula di Borghi e Romeo: la risposta di fronte alle difficoltà non è uscire dall’Europa, ma investire su una maggiore dimensione europea. Tutti abbiamo le nostre ambiguità, ma Meloni è al governo e deve sciogliere queste ambiguità, ne va della credibilità del nostro Paese. A livello europeo si costruiscono coalizioni e accordi sulla base di una condivisione dell’idea di Europa. Socialisti, liberali e popolari europei hanno investito sulla costruzione dell’Europa per molti anni. Ricordiamo l’immagine di Mitterrand e Kohl che, nel 1984 mano nella mano di fronte al memoriale di Verdun, dissero ‘mai più barbarie in Europa’: un popolare e un socialista, consapevoli che la costituzione europea fosse l’unico antidoto ai nazionalisti esasperati. Cosa diversa è il lavoro che dovrà fare Meloni, perché vogliamo per l’Italia il migliore commissario possibile, come lo sono stati Monti, il vicepresidente Tajani e di Paolo Gentiloni, che ringraziamo per il lavoro straordinario che hanno svolto. Speriamo che Meloni possa scegliere nel solco delle capacità e delle qualità umane di questi uomini che hanno servito l’Europa e il proprio Paese”.


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