Non siamo interessati a una logica di riduzione del danno. Daremo battaglia se rimarranno dentro questo schema, fi- no a organizzarci per il referendum». Alessandro Alfieri, responsabile per le riforme del Pd, è al lavoro per scongiurare il muro contro muro sulla revisione delle Costituzione.
Oggi si apre la discussione generale in Commissione. Il tavolo con la premier Meloni e il ministro Casellati si è fermato al primo incontro lo scorso anno. Il Pd come arriva all`appuntamento?
C`è una preoccupazione molto ampia che non è solo del Pd, ma anche di altre forze politiche e di molti costituzionalisti che si sono alternati nelle audizioni che questa riforma voluta dalla destra faccia saltare la forma di governo parlamentare.
Perché?
Perché salta l`equilibrio dei poteri. Nel momento in cui hai un presidente del Consiglio eletto direttamente dal popolo e un presidente della Repubblica eletto dal Parlamento è evidente che non li hai più sullo stesso piano, non avendo più la stessa fonte di legittimazione. Il caso più evidente lo abbiamo visto nel 2018, quando il presidente Mattarella esercitò le sue funzioni sulla nomina dei ministri e qualcuno urlò addirittura all`impeachment. Immaginiamo che tipo di scontro possa esserci con un premier eletto con una forte legittimazione popolare. La premier Meloni nega che saranno toccati i poteri del capo dello Stato. Inevitabilmente quando salta l`equilibrio dei poteri si indebolisce la figura del presidente della Repubblica e per noi questo è il vulnus principale: mai come in questa fase politica c`è bisogno di una figura non solo garante della Costituzione, ma garante dell`unità nazionale. La conflittualità cresce dagli Stati Uniti alla Francia, dove non c`è una figura garante.
L`aver coinvolto l`ex presidente del Senato Marcello Pera agevola il confronto?
Confidiamo che vengano ascoltate le perplessità dei costituzionalisti e di alcune figure di spicco, a partire da Pera, e che la destra apra al confronto. Anche perché la riforma è pasticciata, perché inserisce elementi di presidenzialismo in un corpo che ha forma di governo parlamentare. La norma antiribaltone dà più potere al secondo premier. Costituzionalizza la legge elettorale prevedendo un premio di maggioranza, senza soglie minime. Sono tante le critiche arrivate, ma le nostre critiche sono tanto più efficaci quanto siamo capaci di mettere in campo una proposta alternativa.
Il Pd ha una sua proposta alternativa organica?
Noi lavoriamo alla costruzione degli emendamenti che vanno ad abrogare o a contrastare gli aspetti più critici, ma anche quelli qualificanti che danno l`idea della direzione che vogliamo intraprendere. Siamo assolutamente contrari all`elezione diretta del presidente: il nostro perimetro resta la forma di governo parlamentare e la tutela della figura del presidente della Repubblica; in questo ambito siamo disponibili a ragionare su come rendere più efficiente il lavoro dell`esecutivo, garantirne stabilità, e come rafforzare il ruolo del Parlamento svilito oggi da un eccesso senza precedenti di decretazione d`urgenza. Anche prendendo spunto dai modelli che hanno funzionato, come quello tedesco, a partire dalla sfiducia costruttiva.
Dunque parliamo solo di emendamenti?
Continueremo a confrontarci coni costituzionalisti e con le opposizioni che hanno le stesse sensibilità nostre. Da Calenda a M5s c`è uno spazio di confronto e stiamo studiando con i capigruppo se riusciamo a costruire un percorso comune, a partire da punti condivisi, con senso di responsabilità e gene rosità. Abbiamo tempo fino al 29, data di scadenza per presentare gli emendamenti. Sono certo che una nostra proposta farà emergere le divisioni nel campo del centrodestra.
Intanto il centrodestra porta l`autonomia in aula.
Non è un caso che si inizi la discussione generale sul premierato lo stesso giorno in cui l`autonomia va in aula. Siamo in una logica di scambio, un baratto politico sulla pelle delle autonomie locali e degli Enti locali, senza garanzie sui livelli di prestazioni. Non c`è un ragionamento complessivo organico, ma molta confusione.


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