«La concorrenza dei Cinquestelle? Normale e fisiologica. Guardiamo a noi: il Pd faccia il Pd. Se lo farà non avrà nulla da temere». È il leit motivi di Alessandro Alfieri, senatore Pd, in segreteria con Elly Schlein in rappresentanza della minoranza bonacciniana.
Senatore Alfieri: fare il Pd vuol dire, In genere, anche dividersi in correnti. Lo state rifacendo?
«Ma no, siamo concentrati sulle nostre battaglie per la sanità pubblica, il salario minimo, il taglio delle tasse e il contrasto al carovita. Dopodiché se contestiamo i partiti personali, l`uomo o la donna sola al comando, il modello alternativo passa unicamente dal riconoscimento del pluralismo interno. Il Pd fa i congressi, ha una leadership contendibile, discute e ha fin dalla sua fondazione coniugato sensibilità diverse».
Dunque ci sono le correnti.
«Possiamo chiamarle così. Io le chiamo aree culturali. L`importante è che producano pensiero politico, suggestioni, idee e che contribuiscano a rafforzare la proposta del Pd».
L`altra questione è: nel Pd c`è un problema di leadership?
«No. Sapevamo che sarebbe stato difficile gestire la fase postcongresso. Per la prima volta abbiamo avuto un nome uscito dagli iscritti e uno, differente, incoronato dalle primarie».
Come fare? «La segretaria Elly Schlein e il presidente Stefano Bonaccini, con senso di grande responsabilità, hanno deciso di costruire una segreteria unitaria e con pazienza stanno lavorando alla costruzione di un partito plurale».
Nel frattempo il M5S di Conte vi rosicchia temi e voti.
«Conte fa il suo, ed è comprensibile. Sta al Pd creare un argine e continuare a essere un partito riformista che esprime una cultura di governo. Se lo fa non ha niente da temere».
Non sarebbe meglio coprire a sinistra, dove batte Conte?
«Io sono convinto che serva più sinistra nella politica italiana. Soprattutto nel momento in cui la globalizzazione aumenta la domanda di protezione e la transizione ecologica che, se non governata rischia di danneggiare le persone più fragili. Serve governare questi fenomeni. Inseguire alcune battaglie condotte dai 5Stelle significherebbe invece una torsione del progetto del Partito Democratico in senso populista. Dobbiamo fare il Pd».
Come?
«Non abbandonando chi, negli anni, ha basato la fiducia nei nostri confronti riconoscendoci come un partito serio, affidabile, riformista, di governo, e provando a rassicurare anche chi è rimasto spiazzato dai cambiamenti epocali che stiamo vivendo e ha bisogno di essere rassicurato sul proprio futuro».
Il M5S però ha proposto per primo il salario minimo.
«Il sostegno ai salari è da sempre nei programmi del Pd. Detto ciò io mi concentrerei sui fatti: le opposizioni sono unite su questo tema, come sulla difesa della sanità pubblica, per incalzare il governo e costringerlo a mettere in agenda i temi che noi reputiamo importanti. Così facendo abbiamo fatto emergere anche le loro divisioni interne. Dunque non c`è un tema di primogenitura».
È il passo verso una coalizione? Il M5S sostiene di no.
«E ha ragione. Le coalizioni non si fanno da un momento all`altro. È importante sperimentare, come stiamo facendo, temi comuni su cui convergere. Come è importante marcare le differenze, se ci sono. E ci sono».
In cosa?
«Su un certo populismo di sinistra che il movimento ancora cavalca. Sul sostegno all`Ucraina. O sui migranti: quando qualche giorno fa Conte ci ha accusati di essere per un`accoglienza indiscriminata ho ritenuto di rispondergli pubblicamente. Noi siamo da sempre per governare i flussi migratori e tenere insieme solidarietà e sostegno ai nostri amministratori locali, lasciati soli dal governo. Questa è la nostra linea, differente dalla loro. Evitino di farne una caricatura».
E la linea del governo, invece: come la giudica?
«Succube di una campagna elettorale che da quelle parti, sì, è già iniziata, con Salvini tornato a soffiare su temi populisti. Dunque linea dura sugli sbarchi e poi modifiche al decreto flussi quasi di nascosto, perché nel frattempo ci si è resi conto che la demografia italiana cala e in alcuni settori c`è un bisogno disperato di lavoratori. Poi dall`altro lato accordi con Paesi autoritari come la Tunisia nella logica del `ti pago e ti tieni gli immigrati`. Su questi temi possiamo marcare la differenza parlando di migrazione regolare, di accordi di cooperazione economica e di formazione al lavoro con i Paesi della sponda sud del Mediterraneo. Possiamo fare il Pd».

Il governo? Linea dura sugli sbarchi e poi modifiche ai flussi d`ingresso quasi di nascosto


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