PROPRIO IN QUESTI GIORNI LA COMMISSIONE SANITÀ DEL SENATO STA ESAMINANDO LA PROPOSTA DI DECRETO PER DARE attuazione alla Direttiva 2010/63 della Ue. Si aggiornano le regole da rispettare in tema di benessere degli animali utilizzati a fini sperimentali, in Italia la normativa era ferma al 1992. Stiamo dunque lavorando per far sì che in ambito medico e farmaceutico si attivi lo stesso processo già concluso con successo dall`industria cosmetica, – che ha sostituito completamente il modello animale – perché il numero di animali utilizzati e le loro sofferenze siano ridotti al minimo prevedendo, per esempio, l`obbligo di anestesia. S`è detto che abbiamo già regole sufficientemente restrittive. Non ci risulta. Circa l`80% degli esperimenti su animali viene autorizzato con il meccanismo del silenzio assenso, senza controlli.
Vogliamo qui ribadire che non esiste contrasto fra il sostegno alla ricerca scientifica e la protezione degli animali come esseri senzienti, anzi. Quando parliamo di metodi alternativi parliamo di metodi estremamente avanzati: microcircuiti cellulari, organi bioartificiali, studi epidemiologici, dimostratisi fondamentali nella lotta al cancro. Non è fantascienza, la sperimentazione in vivo non è più insostituibile. Le nuove tecniche permettono di ottenere risultati più rapidamente e possono eliminare il problema della trasferibilità dei risultati all`essere umano. Sono metodi sottoposti a complesse procedure di validazione di affidabilità dal Centro della Commissione europea per la validazione (Ecvam). Procedure che i metodi in vivo, nella maggior parte dei casi, non hanno dovuto affrontare. A quanto sostengono impropriamente che i nostri ricercatori non potrebbero lavorare in Italia a causa di regole a loro dire troppo stringenti, rispondiamo che i nostri ricercatori emigrano non perché adeguiamo la normativa nazionale alla maturità culturale raggiunta dalla nostra società e al nuovo contesto scientifico, ma il problema piuttosto è che il nostro Paese non investe adeguatamente nella ricerca, in generale. Al contrario di Paesi come la Francia e la Germania, nonostante l`impegno preso più di venti anni fa attuando la Direttiva Ue del 1986, l`Italia non ha finanziato lo sviluppo di metodi alternativi. Un problema che la Ue considera urgente, come dimostrano i fondi dedicati al settore dal programma quadro Horizon 2020.
Chi difende il modello animale come fosse un`insostituibile necessità, condanna l`Italia all`arretratezza culturale e scientifica. Al contrario, il rafforzamento della protezione degli animali come esseri senzienti non è solo un dovere etico, ma anche un`opportunità per rilanciare la ricerca. Il tempestivo sviluppo di metodi alternativi renderà il nostro Paese competitivo e più efficiente nel settore della ricerca scientifica, che può e dovrà essere più efficace, avanzata e «cruelty free».

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