‘Mi è nota da tempo la vicenda del Cippo di Ostra, pensato a memoria di morti fascisti del ’44. Una vicenda delicata perché peraltro collocata proprio all’anniversario dei 70 anni della Liberazione della nostra Regione e della nostra zona’. Lo scrive la senatrice del Pd Silvana Amati in un intervento pubblicato su ‘Vivere Senigallia’. ‘Da subito mi sono adoperata, con la commissaria Straordinaria della Provincia di Ancona Patrizia Casagrande, per far si ché non si aprisse a Ostra una guerra, fuori tempo, anche se non fuori luogo, tra partigiani e fascisti, sapendo peraltro che certo noi, come testimonia la nostra storia, saremmo state naturalmente dalla parte dei primi, alcuni dei quali, come Brutti, Maggini e Galassi, vere e giovani vittime di quella lotta. Sarebbe davvero opportuno – si legge nel testo – che da ogni parte ci si astenga dalla tentazione di ogni forma di strumentalizzazione, come da subito aveva saputo fare l’Anpi con i suoi dirigenti regionali, provinciali e locali. Pensare infatti che una normale procedura di conformità del Cippo, data e dovuta dagli uffici provinciali, rappresenti un atto di responsabilità della Presidente Casagrande, dimostra che in troppi spendono le proprie energie impropriamente. Molti di quanti oggi costituiscono il Comitato contro il progetto, per le loro pregresse responsabilità da amministratori pubblici, dovrebbero sapere bene che per far sì che questo progetto non si realizzi non si possono invocare divieti pubblici burocraticamente infondati, ma si deve operare per convincere chi ha pensato il Cippo che l’opera non è opportuna. Ci sono però molti modi per evitare che si riapra un’antica ferita, peraltro usando impropriamente la pietas nei confronti dei morti, pietas che certo nessuno nega. In tanti abbiamo lavorato molto e fin qui silenziosamente nella convinzione che sarebbe prevalso il buon senso e che chi aveva proposto l’opera si sarebbe reso conto che questa sarebbe stata, come ora risulta a tutti, uno strumento di divisione e di scontro, tanto più se posta in una collocazione, in Via dei Partigiani, che non si può che considerare provocatoria. Gli uomini di Chiesa, più degli altri – conclude Amati – infatti sanno bene che il compito del giusto è quello di unire e non di dividere e che molti pensano che sia prima di tutto loro la missione di evitare il riaccendersi di antichi conflitti che costringerebbero a drastiche contrapposizioni’.