Senatore Ranucci, più poteri per Roma per uscire dal declino?
«Occorre certamente dare un nuovo assetto istituzionale alla Capitale. Dotandola di una forza decisionale e di spesa che ancora non ha. Nella riforma costituzionale, purtroppo bocciata il 4 dicembre scorso, è stato incluso un ordine del giorno che ricalcava la riforma del regionalismo e del ruolo di Roma,
elaborata d Roberto Morassut e dal sottoscritto».
Che cosa dice questa vostra riforma?
«Che il sistema delle regioni va rivisto, accorpandone alcune e passando da 20 a 12, e che nel nuovo quadro a Roma vanno attribuiti poteri particolari da regione vera e propria. L`ordine del giorno di cui dicevo è stato accettato dal governo e votato dal Parlamento. Quindi la riforma dei poteri di Roma ormai viene considerata come una priorità».
Ma perché non viene mai alla luce?
«Questo è il momento giusto. Cominciamo subito a discutere nelle Camere questa nostra proposta, anche modificandola se è il caso. Bisognerebbe mettere mano immediatamente a questa riforma del regionalismo, anche per anticipare i referendum autonomisti della Lombardia e del Veneto previsti per il 22 ottobre. Queste consultazioni darebbero una vera botta al sistema costituzionale italiano».
Ma questa legislatura ormai è agli sgoccioli.
«Se c`è la volontà politica, si può fare tutto. L`importante è che si cominci. E a intestarsi questa battaglia non può che essere il Pd, l`unico partito riformista in Italia».
Non basta, per rianimare Roma, dare più potere ai municipi come dicono i grillini?
«Serve in via preliminare anche questo. Bisognerebbe dare autonomia finanziaria ai municipi, lasciando il 50 per cento del gettito fiscale nei territori. Ho comunque qualche dubbio che i 5 stelle vogliano realizzare questo tipo di autonomia municipale, sul modello degli arrondissement parigini. Ma se sono disposti, ben venga un tavolo comune».
Oggi chi può prendere in mano il timone della svolta per Roma?
«Questo è un problema. Per fare una grande riforma servono figure autorevoli. Non si può pensare – e lo dico anche al mio partito – di fare delle scelte, come candidato sindaco, sulla base di equilibri di corrente. Bisogna volare alto e scegliere una figura di riconosciuto valore nella politica o nella società civile. Non è più il tempo di giochetti politicisti del tipo: lasciamo vincere i 5 stelle così vanno a sbattere a Roma e poi nel resto d`Italia».
La sinistra ha ragionato così?
«Chi ragiona in questa maniera non tiene conto del fatto che Roma è l`Italia e che i romani hanno il diritto di essere rispettati. Probabilmente non è d`accordo con me e giustamente aspira a ruoli istituzionali ancora più importanti, ma io vedrei benissimo come sindaco Dario Franceschini. Sia perché è un grande politico sia perché ha mostrato di essere un ottimo riformatore come ministro dei Beni Culturali. E comunque non voglio dimenticare che a Paolo Gentiloni, oggi premier con ottimo gradimento in tutto il Paese, non è stato fatto fare il sindaco di Roma».
Questa città non è irrecuperabile, dunque?
«E` recuperabilissima. Però Roma oggi ha un economia al ribasso. E un turismo di scarsa qualità che incentiva un commercio di infimo livello. E in questo degrado, la malavita trova terreno facile per investire in pizzerie, alberghi, ristoranti che servono al riciclo di denaro».
Ma a Roma non c`è anche uno scadimento antropologico?
«No. C`è invece una continua rappresentazione del peggio della romanità .Sui media, sembra che i romani abbiano tutti i tatuaggi sul corpo, il romanaccio tra le labbra e la cresta in testa».


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