“La sottosegretaria alla Giustizia Federica Chiavaroli ha oggi assicurato, rispondendo ad una mia interrogazione nell’Aula del Senato, che l’amministrazione della Giustizia del nostro Paese opera affinché sia ridotto al minimo il rischio di proselitismo jihadista nelle carceri italiane. Avevo sottoposto al Ministero il caso concreto degli istituti penitenziari di Sassari e di Nuoro, che da soli ospitano circa il 60 per cento dei detenuti in Italia per reati legati al terrorismo jihadista. Credo che le misure di prevenzione e controllo attuate, illustrate oggi dal Ministero, siano adeguate”. Lo dice il senatore del Pd Ignazio Angioni, eletto in Sardegna.
“Per prevenire il proselitismo di matrice jihadista – prosegue Angioni – i detenuti per reati terroristici vengono tenuti in regime di alta sicurezza, separati dai detenuti comuni e costantemente monitorati, anche nei contatti con l’esterno, e in sinergia con le Direzioni nazionale antiterrorismo e antimafia per rilevare indicatori di radicalizzazione. Credo tuttavia che sia necessario potenziare l’azione su due fronti. Il primo riguarda la presenza di traduttori dall’arabo nelle carceri, assolutamente necessaria e attualmente prevista soltanto su richiesta e previa stipula di convenzioni. Le Direzioni Penitenziarie assicurino nelle carceri di Sassari e Nuoro un congruo numero di traduttori con la stipula di convenzioni con gli interpreti accreditati presso i Tribunali, attingendo dagli appositi capitoli di spesa e applicando la circolare del 7 dicembre 2016 del Ministero di Grazia e Giustizia. Se le dotazioni non sono sufficienti sia il Ministero ad intervenire direttamente. Il secondo fronte riguarda politiche di controllo e di prevenzione nei territori limitrofi alle carceri che ospitano questi detenuti, che possono essere pericolosi e avere una fama che travalica anche i confini nazionali”.


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