‘Vogliono dimostrare che gridano più forte e temono la soglia del 4%’
Resistere. Resistere. Senza ripensamenti dell`ultim`ora. Il democratico Bruno Astorre non ha dubbi. Questa per il premier Renzi è la sola strada percorribile per tirarsi fuori dalla bagarre sulle riforme.
Di nuovo in mezzo al guado. E se stavolta non se ne uscisse?
«Chi non consentirà di far proseguire il cammino indispensabile per rimettere in moto il Paese con le riforme, alla fine dovrà assumersi le proprie responsabilità davanti all`Italia intera. Non può davvero passare che trionfi la dittatura della minoranza. Ci sono regole del gioco che ormai sono vecchie e vanno cambiate. Ma che si lavori in un clima del genere è davvero pazzesco».
Siete pentiti della vostra mezza marcia indietro che oltretutto non è servita a granchè?
«Ma non abbiamo fatto nessun dietrofront. Abbiamo solo detto che siamo disposti a votare a settembre e a concentrare sforzi e impegni nel raggiungimento di alcuni traguardi che secondo noi sono prioritari rispetto ad altri. Renzi lo ha detto e ripetuto: è fondamentale intervenire al Senato sui tre principali punti critici della legge elettorale approvata alla Camera e dunque superamento delle liste bloccate, soglie, rappresentanza di genere. Ci sono secondo noi almeno sei o sette punti chiave. Su questi ci si deve concentrare. E lavorare. Sono condivisibili anche diverse modifiche, ma l`impianto del provvedimento con il titolo V e l`elezione di secondo grado del Senato però deve restare quello. Invece le opposizioni hanno respinto la nostra proposta agitando l`assurda pretesa di voler sapere a priori cose che non è dato ancora sapere. Assurdo».
Come giudicate la scelta di Sel?
«Davvero non riesco a capire l`atteggiamento di Sel. È uno di quelli che non ti aspetteresti mai».
Non sarà invece, come qualcuno insinua, che la vostra mossa sia stata fatta sapendo in anticipo quella del partito di Vendola?
«Ma no… L`idea della quale sono ormai più che convinto è che Sel si muove spinto da due molle: la prima, la pretesa di dimostrare che grida più forte. Sì insomma, che sono loro la vera opposizione non quelli del Movimento Cinque Stelle. La seconda è la paura che dalla partita delle soglie ne esca fatto fuori visto il risicato 4% di cui dispone. A questo aggiungiamo una sorta di effetto-Dna, vale a dire che tanti nelle fila del partito di Vendola facevano anche parte dell`Ulivo. Basta spulciare la tesi quarta che il gruppo professava nel lontano 1996 per ritrovarci tanto per dirne una, proprio il superamento del bicameralismo. Certo è davvero incomprensibile l`atteggiamento di deputati eletti che governano con noi e che hanno un certo peso».
A questo punto quale strada suggerite a Renzi per venire fuori dalle secche?
«Io dico che l`unica è continuare a tener duro. Tanto è innegabile che ogni ora di ostruzionismo fatta in aula fa aumentare vertiginosamente le quotazioni del presidente del Consiglio e del suo partito. Sia Renzi che la Boschi lo hanno ribadito: alla fine sono comunque i cittadini con il referendum a dare l`ultima parola. E a dire se la riforma prodotta va bene oppure no. Non saranno i 24mila che votano sul blog di Grillo. Questo è certo».
Di nuovo in mezzo al guado. E se stavolta non se ne uscisse?
«Chi non consentirà di far proseguire il cammino indispensabile per rimettere in moto il Paese con le riforme, alla fine dovrà assumersi le proprie responsabilità davanti all`Italia intera. Non può davvero passare che trionfi la dittatura della minoranza. Ci sono regole del gioco che ormai sono vecchie e vanno cambiate. Ma che si lavori in un clima del genere è davvero pazzesco».
Siete pentiti della vostra mezza marcia indietro che oltretutto non è servita a granchè?
«Ma non abbiamo fatto nessun dietrofront. Abbiamo solo detto che siamo disposti a votare a settembre e a concentrare sforzi e impegni nel raggiungimento di alcuni traguardi che secondo noi sono prioritari rispetto ad altri. Renzi lo ha detto e ripetuto: è fondamentale intervenire al Senato sui tre principali punti critici della legge elettorale approvata alla Camera e dunque superamento delle liste bloccate, soglie, rappresentanza di genere. Ci sono secondo noi almeno sei o sette punti chiave. Su questi ci si deve concentrare. E lavorare. Sono condivisibili anche diverse modifiche, ma l`impianto del provvedimento con il titolo V e l`elezione di secondo grado del Senato però deve restare quello. Invece le opposizioni hanno respinto la nostra proposta agitando l`assurda pretesa di voler sapere a priori cose che non è dato ancora sapere. Assurdo».
Come giudicate la scelta di Sel?
«Davvero non riesco a capire l`atteggiamento di Sel. È uno di quelli che non ti aspetteresti mai».
Non sarà invece, come qualcuno insinua, che la vostra mossa sia stata fatta sapendo in anticipo quella del partito di Vendola?
«Ma no… L`idea della quale sono ormai più che convinto è che Sel si muove spinto da due molle: la prima, la pretesa di dimostrare che grida più forte. Sì insomma, che sono loro la vera opposizione non quelli del Movimento Cinque Stelle. La seconda è la paura che dalla partita delle soglie ne esca fatto fuori visto il risicato 4% di cui dispone. A questo aggiungiamo una sorta di effetto-Dna, vale a dire che tanti nelle fila del partito di Vendola facevano anche parte dell`Ulivo. Basta spulciare la tesi quarta che il gruppo professava nel lontano 1996 per ritrovarci tanto per dirne una, proprio il superamento del bicameralismo. Certo è davvero incomprensibile l`atteggiamento di deputati eletti che governano con noi e che hanno un certo peso».
A questo punto quale strada suggerite a Renzi per venire fuori dalle secche?
«Io dico che l`unica è continuare a tener duro. Tanto è innegabile che ogni ora di ostruzionismo fatta in aula fa aumentare vertiginosamente le quotazioni del presidente del Consiglio e del suo partito. Sia Renzi che la Boschi lo hanno ribadito: alla fine sono comunque i cittadini con il referendum a dare l`ultima parola. E a dire se la riforma prodotta va bene oppure no. Non saranno i 24mila che votano sul blog di Grillo. Questo è certo».