“Sono passati più di due mesi da quando il presidente della Liguria Giovanni Toti è stato posto agli arresti domiciliari. In questi casi il decreto Severino prevede che eventuali misure coercitive per un Presidente di Regione comportino la sospensione dalle funzioni e che la cancelleria del tribunale o la segreteria comunicano gli atti al prefetto del capoluogo della Regione che ne dà immediata comunicazione al Presidente del Consiglio dei Ministri il quale, sentiti il ministro per gli Affari regionali e il ministro dell’Interno, adotta il dpcm che accerta la sospensione. In passato in situazioni analoghe i tempi del dpcm sono stati rapidissimi, anche pochi giorni. Nel caso del Presidente della Liguria, invece, il governo è silente. Temi così lunghi non ci sono mai stati per nessuno. Da quando esiste la Severino il dpcm di accertamento della sospensione è stato firmato, per tutti i consiglieri arrestati, in pochi giorni: nel caso dell’assessore regionale calabrese Minenna il Presidente del Consiglio firmò immediatamente, nel caso di Pittella passò poco più di un mese. I ministri Calderoli e Piantedosi oggi che fanno? Hanno inviato gli atti come prevede la legge a palazzo Chigi? E perché palazzo Chigi non firma? Non si tratta di essere giustizialisti ma di rispettare le leggi della Repubblica che sono uguali per tutti”. Così Alfredo Bazoli, capogruppo Pd in commissione Giustizia a Palazzo Madama.


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