“Noi consideriamo la vicenda di Caivano, quel contesto così tragicamente descritto dagli episodi di cronaca e anche dalle testimonianze, che abbiamo ascoltato in Commissione, di don Patriciello, come un contesto che ci obbliga a fare i conti con le condizioni di disagio, di delinquenza e di criminalità che affliggono, non solo Caivano, ma tante periferie del nostro Paese.
Non c’è dubbio, lo ammettiamo, che il disagio giovanile, che effettivamente è cresciuto moltissimo, soprattutto dopo la pandemia, e le sue proiezioni sul piano delle condotte illecite, che sono aumentate in questi ultimi mesi e in questi ultimi anni, creino allarme nell’opinione pubblica e che devono essere al centro delle nostre preoccupazioni, anche come legislatori.
Ma proprio per questo, proprio perché ci troviamo a trattare e occuparci di un tema così delicato, riguardante i minori, i nostri ragazzi e il futuro del nostro Paese, non si fa così. Non si fa con un decreto-legge.
Il punto è: come si combatte davvero il disagio minorile e la criminalità minorile; come si aiutano i ragazzi a uscire da una spirale di degrado che li porta sulla strada della criminalità. Ci sono due versanti della risposta, che però si tengono: uno è la repressione, l’altro versante riguarda tutto l’apparato di interventi di natura preventiva, orientati alla cura dei profili educativi dei ragazzi e a un ampliamento delle politiche sociali. Voi avete scelto la repressione e vi siete dimenticati di tutto il resto. Il nostro diritto penale minorile è un fiore all’occhiello della giustizia italiana, proprio per gli istituti e le misure volte al recupero del minore, che garantiscono una recidiva molto più bassa rispetto ad altri Paesi dove invece si punta solo alla repressione. Avete aumentato a dismisura la possibilità di applicare ai minori le misure cautelari, compresa la custodia cautelare, e la loro durata; avete aumentato le pene per diversi reati; avete allargato ai minori le misure di sicurezza urbana che si applicavano ai maggiorenni; con gli emendamenti in sede di istruttoria siete addirittura riusciti a peggiorare il testo, riducendo il perimetro di applicazione dello strumento più efficace per recuperare i minori, ossia la messa alla prova; avete reso addirittura più facile l’ingresso in carcere per i minori che creano problemi nelle case di comunità.2
La vostra risposta è la solita anche per i minori: più carcere. Pensate che questa sia la soluzione? Non capite che più ragazzi in carcere, senza alcuna prospettiva, aumenta solo il rischio di consegnarli per sempre alla deriva criminale?
Noi abbiamo provato a lavorare su un altro versante e abbiamo provato a capire se almeno sotto il fronte degli interventi di prevenzione, di presenza di presidi educativi, di biblioteche di territorio, di presa in carico delle famiglie disagiate, di aumento dei servizi sociali e di comunità, ci fosse la possibilità di intervenire. Ma ci avete risposto che nemmeno per questi interventi in questo decreto c’è un solo euro disponibile. Non c’è nulla neanche per la prevenzione.
Siamo molto rammaricati per il metodo e le modalità consuete con le quali si è intervenuti”. Così il senatore Alfredo Bazoli, capogruppo Pd in commissione Giustizia in dichiarazione di voto sul Dl Caivano.