“Il ministro Nordio ha detto che il problema  numero uno della giustizia italiana è la sua efficienza, e che al  suo miglioramento dedicherà le sue energie.
È un proposito che condividiamo.
Nella scorsa legislatura si è fatto molto per dare una risposta a  questa esigenza.
Sono state approvate tre riforme particolarmente significative, ambiziose e importanti, anche in ragione di un forse irripetibile  concorso di circostanze.
Grazie a quelle circostanze quelle riforme sono state votate da  una maggioranza larghissima. Allora la prima cosa che chiediamo è di attuare quelle riforme, di avere il coraggio di proseguire su quella strada.
Il ministro attui le riforme, e scoprirà che molte delle questioni che anche  oggi sono agitate in modo strumentale trovano già lì una loro  soluzione che rende inutile, rischioso e sbagliato incamminarsi  su strade diverse.
Delle tre riforme, giustizia penale, civile e ordinamento  giudiziario, mancano i decreti attuativi di quest’ultima. Un tassello fondamentale di una riforma organica della giustizia, dentro il quale ci sono criteri limpidi e trasparenti per le nomine e le scelte del Csm, valutazioni più adeguate del lavoro dei  magistrati, una più netta separazione delle funzioni tra pm e  giudici, l’assegnazione al Parlamento della definizione di criteri generali di priorità nell’esercizio dell’azione penale che le  singole procure, di concerto col Csm, saranno chiamate a  dettagliare.
Per questo non capiamo perchè continuare ad agitare il tema della separazione delle carriere, della discrezionalità nell’esercizio  dell’azione penale, temi che alludono a pesanti e discutibili  interventi sull’assetto costituzionale della giustizia, quando quelle questioni sono già state affrontate e intelligentemente  definite in una riforma che attende solo di essere attuata. Allo stesso modo, ci preoccupano i proclami sulle intercettazioni, lanciati con parole molto gravi e allusive che  evocano abusi diffusi e continui, quasi che in Italia ci fosse oggi un potere illecito e incontrollato dei pubblici ministeri lesivo dei  più elementari principi di privacy e riservatezza.
Per lo stesso motivo ci chiediamo che senso abbia ipotizzare  l’ennesimo intervento di riforma della prescrizione: l’assetto  introdotto dalla riforma Cartabia ha consentito di eliminare ogni rischio di processi infiniti con l’introduzione del principio nuovo  e profondamente innovativo della prescrizione processuale. Vorremmo poi maggiore coerenza tra i proclami sul diritto  penale minimo, sul carcere estrema ratio, sui tanto decantati principi liberali, e le scelte concrete. Perché a noi pare che il  diritto penale minimo venga applicato con grande vigore ai reati  contro la pubblica amministrazione, per cui si ipotizzano depenalizzazioni, si allenta il rigore in sede di esecuzione della  pena, lanciando un pericoloso segnale di allentamento della  guardia sulla lotta alla corruzione, ma si agisca in modo diametralmente opposto, ovvero all’insegna di un panpenalismo giustizialista e pericoloso, quando si vogliono colpire altre condotte, altre categorie sociali. E alludo alle nuove norme  draconiane sui rave party illegali, e a quelle preannunciate su chi imbratta i muri.
Così sul carcere: non bastano le parole, le visite ai penitenziari,  occorrono le risorse e non i tagli della finanziaria, perchè quelli  sulla rieducazione in carcere, sulle misure alternative alla detenzione, lo sappiamo bene, sono i più grandi investimenti  sulla sicurezza. Per questo invitiamo il ministro Nordio ad avere il coraggio di proseguire sulla strada delle  riforme condivise, e di non intraprendere una nuova stagione di  scontri e contrapposizioni che non farebbe gli interessi della  giustizia.
La giustizia italiana ha bisogno di serietà, di equilibrio, di  riforme condivise. Il Partito democratico si collocherà lì, su quel terreno si confronterà con il governo e la maggioranza”. Così il senatore Alfredo Bazoli, capogruppo Pd in commissione Giustizia nella dichiarazione di voto a nome del Pd sulla relazione sull’amministrazione della Giustizia.


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