“Cari Mamadou e Shanti, mi dispiace molto dovermi rivolgere a voi direttamente e in forma personale. La prima ragione di dispiacere risiede in quanto è accaduto sul Flixbus Milano-Trento e poi nuovamente sul Frecciarossa Milano-Trieste, quando signore italiane di circa quarant’anni o di più, che chiamerò “Anna dai capelli rossi”, vi hanno invitato a sloggiare dal posto occupato accanto a loro perché a loro non garbava sedere accanto a voi. La seconda ragione è da un po’ di tempo in Italia circola e fà furore un signore che ama le felpe di estrema destra, i selfie e le foto molto stile oktoberfest anche quando le circostanze imporrebbero altro, come a Genova qualche mese fa. Il problema, vedete, è che questo qui governa il paese e pure in una tra le più importanti posizioni e le sue opinioni rischiano di influenzare sempre più il comportamento di molte persone”.
Si apre così la lettera aperta della Senatrice Teresa Bellanova, pubblicata sul suo profilo fb, rivolta a Mamadou, originario del Senegal, e a Shanti, ventitreenne di origine indiana, vittime entrambi di episodi di razzismo e, loro malgrado, divenuti paradigma del clima sempre più intollerante e minaccioso che rischia di radicarsi nel nostro Paese.
“Pensando a te che vieni dal Senegal e a te che hai origini indiane”, prosegue la Senatrice Bellanova in un altro passaggio della lettera aperta, “io non riesco a non pensare a Calogero Mancuso, operaio non specializzato di Mirafiori Torino, che fù di Carmelo Mancuso, barbiere in Caltanissetta, Sicilia, Italia classe 1897. Sapessi quante gliene hanno fatte passare a Calogero negli anni 50 e 60 perché era “un terrone siciliano”. E non riesco a non pensare alle tantissime donne migranti della mia terra. E allora bisogna che io vi dica una cosa: sto scrivendo perché faccio politica anche io e sono di sinistra. Quindi, anche se mi dispiace profondamente unirmi a quelli che disturbano la vostra vita privata chiamandovi in causa, vi dirò che cosa faremo noi che facciamo politica a sinistra e siamo gli avversari di quel “signore” di cui avrete sentito sicuramente parlare e magari pure bene da altri vostri compagni. Noi ci arrabbieremo e ci commuoveremo di nuovo e tanto come abbiamo fatto a Torino e, ovunque in Italia, per i tanti Calogero e Maria Carmela e per tutti gli altri. E non smetteremo mai di farlo e di dichiarare l’orrore per il comportamento di quanti osano e oseranno importunare la vita di Mamadou, operaio metalmeccanico “del bianco” in Bolzano, Italia, e di Shanti, ragazza italo-indiana”.