L`accusa al Pd regionale di non aver sostenuto i candidati i pugliesi alle Europee, l`attacco al «modello Emiliano» e, sullo sfondo, il nodo dell`autonomia rafforzata. «Un tema serissimo» in nome del quale, però, ogni ipotesi d`intesa con i 5 Stelle è respinta. È un ragionamento a tutto campo che la senatrice dem ed ex viceministra Teresa Bellanova offre dopo le indicazioni fornite dall`ultima tornata elettorale.
Senatrice Bellanova, Francesco Boccia suggerisce un «patto» con il M5S per arginare i pericoli della autonomia rafforzata caldeggiata dalla Lega. Cosa ne pensa?
«Errore clamoroso: chi un tempo voleva allargare al centro candidandosi alle primarie contro Nichi Vendola per la presidenza regionale adesso, con la scusa dell`autonomia rafforzata, ammicca ai 5S. Che non mi pare sconfessino l`alleanza con la Lega. Di Maio, riconfermato capo, è l`alter ego di Salvini. Da loro non è mai venuta una idea di Mezzogiorno su cui valga la pena discutere. Solo assistenzialismo e demagogia».
Eppure sull`autonomia sembrano assumere una posizione ferma.
«Usano autonomia e Sud in modo strumentale nel conflitto con la Lega, il che li rende doppiamente inaffidabili. Questo è un tema serissimo: rimanda alla mancata attuazione della Legge sul federalismo fiscale, ai diritti di cittadinanza uguali per tutti i cittadini, al ruolo regolatore e perequativo dello Stato, al nostro ruolo nei contrappesi europei, alla centralità del Mezzogiorno nel rilancio del Paese. Altro che alleanze rabberciate e infide. Con i 5S discuto in Parlamento, non
faccio patti di nessun tipo. Dopo i condoni e il salva-salvini la loro credibilità politica è pari a zero».
Le elezioni hanno comunque incoronato la Lega primo partito, mentre il M5S crolla e il Pd galleggia al 22% ma sfonda nei comuni come a Bari e Lecce. Qual è la sua lettura?
«Gli elettorati sono fluidi, la tentazione dell`uomo forte è sempre in agguato. L`uomo qualunque è un vecchio vizio della politica italiana quanto l`ascarismo delle classi dirigenti meridionali. I 5S hanno deluso. Puoi gridare nelle piazze, accusare tutti di essersi venduti, poi però il governo esige rigore, competenza, capacità, serietà. La lezione che arriva dalle amministrative di Bari e Lecce è importante».
E qual è?
«Si vince stando sul territorio, senza lasciarsi distrarre da faide, regolamenti di conti, contenziosi interni ma cercando di dare risposte alla comunità».
L`ex ministro Calenda rileva la necessità di dar forza ad una «gamba» liberaldemocratica nel Pd. Ha ragione?
«Gli auguro buon lavoro nel Parlamento europeo perché da fare ci sarà tanto. È questa la priorità. Ricostruire su solide fondamenta una casa comune è l`esatto contrario della sommatoria di tanti partiti personali».
Il neosegretario Zingaretti sta tentando di allargare il fronte delle alleanze il più possibile. È la strada giusta?
«Se significa avere i voti di Bersani, D`Alema, Speranza e altri che non sono riusciti neanche ad eleggere i loro candidati nelle liste del Pd noi ci accontenteremmo proprio di poco. L`elettorato chiede chiarezza, autorevolezza, determinazione, programmi forti e credibili. Il Pd ha il dovere di riprendere
il progetto originario che teneva insieme la cultura cattolica, laica e di sinistra per un grande partito riformista. In Italia e in Europa c`è bisogno di più riformismo. Ci si allarga perché si è attrattivi e credibili, non per qualche accordo notabilare».
In Puglia «l`allargamento» di Emiliano prevede l`apertura a civiche di centrodestra con effetti collaterali forse inevitabili come quello che ha avuto per protagonista l`assessore Leo Di Gioa. Le elezioni Regionali si avvicinano e nessuno sembra volersi fare avanti per le primarie. Il modello Emiliano non ha dunque alternative?
«Tutto può avere alternative, a maggior ragione con un governo regionale che non sempre ha dato il meglio di sé, dove non sono mancate opacità, trasversalismi, trasformismi di ogni genere. Emiliano ha pressato per una incoronazione a due anni dalle elezioni, una prova di debolezza schiacciante».
E Di Gioia?
«Su Di Gioia non è stata fatta l`obbligatoria chiarezza e si tergiversa mantenendo nella giunta di centro sinistra regionale chi ha fatto eleggere in Europa un leghista mentre la Puglia non esprime un parlamentare europeo di centrosinistra e paghiamo il dazio di una candidatura di qualità come Elena Gentile non sostenuta adeguatamente dai gruppi dirigenti regionali. Confondere civismo e trasversalismo di tutti i generi non paga. La politica è una scienza esatta. Qui le variabili rischiano di essere fin troppe».
Dunque, secondo lei, il Pd ha sostenuto poco i suoi candidati pugliesi, Gentile in testa?
«Assolutamente sì. Elena Gentile ha lavorato bene ma non è stata sostenuta adeguatamente. Ha pagato il prezzo di essere una persona autonoma».


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