Foto Stefano Cavicchi/LaPresse9/08/2018 Borgonato, Bs, Italia cronaca Braccianti di colore impegnati nella raccolta d'uva nell'azienda Berlucchi a Borgonato Nella foto: la vendemmiaphoto Stefano Cavicchi/LaPresse9/08/2018 Borgonato, Bs, Italia News Grape harvest at Berlucchi in BorgonatoIn the pic: harvest

“Inquietante, non trovo altre parole. Che un ministro del Lavoro scelga di fare campagna elettorale in questo modo, attaccando una norma che punta a tutelare il lavoro, i lavoratori e le lavoratrici, le imprese sane, la qualità in agricoltura, lo trovo gravissimo. Ancor più grave se confronto quanto affermato domenica con gli impegni assunti nel corso degli Stati generali del settembre scorso, in grande pompa magna, o con quanto detto non oltre un anno fa, dopo gli incidenti mortali proprio nel foggiano dove trovarono la morte prima quattro poi dodici lavoratori immigrati. Invece di moltiplicare ispettori e controlli Di Maio parla di revisione e sburocratizzazione. Vergognoso”. Il giorno dopo le dichiarazioni del ministro Di Maio a Foggia dinanzi a una platea di imprese agricole, Teresa Bellanova, senatrice Pd, capogruppo in Commissione Attività Produttive del Senato, già Sottosegretaria al Lavoro e poi Viceministro allo Sviluppo economico con i Governi Renzi-Gentiloni e in questi ruoli parte più che attiva nel processo di definizione e approvazione della norma contro il caporalato, manda un messaggio chiaro: la legge non si tocca.

Senatrice Bellanova, il suo appare come un alt a Di Maio.

“Lo è, assolutamente. A Di Maio e a chiunque abbia interessi di qualsiasi natura a mettere quella norma in discussione. Lo dico con chiarezza estrema: la legge non si tocca e chi governa ha la responsabilità di farla funzionare compiutamente in tutte le sue parti. Quelle che perseguono il reato e quelle che hanno per obiettivo la prevenzione, il rafforzamento della rete del lavoro agricolo di qualità, l’insediamento di tavoli territoriali per mettere a punto logistica e ospitalità, trasporto nei campi, alloggi per i lavoratori immigrati, sostegno alle imprese sane e in regola. Le sole che possano garantire un futuro per l’agricoltura pugliese e meridionale. Anche questo va sottolineato con assoluta chiarezza chiamando ad un’alleanza su questi obiettivi e presupposti le associazioni agricole. Altro che sburocratizzazione! Noi dobbiamo riuscire innanzitutto a spezzare la catena criminale che tiene legati i lavoratori, non fa differenza se immigrati o italiani, ai caporali attraverso la gestione dei servizi essenziali, logistica e trasporti, mense, alloggi”.

Lei dice: la legge funziona.

“I dati dell’Ispettorato nazionale del Lavoro parlano chiaro, sono a disposizione di chiunque. Non io ma le Forze dell’Ordine e i Magistrati che abbiamo incontrato la scorsa settimana a Foggia con la Commissione parlamentare antimafia hanno confermato l’emergenza caporalato nell’agricoltura pugliese e foggiana, sottolineando l’importanza e il buon funzionamento della norma. Non dubito che il collega Morra, presidente della Commissione, ne abbia già informato il Ministro. Che non può ignorare, a maggior ragione il giorno in cui onoriamo le madri, la scelta del nostro Governo di dedicare quella legge a Paola Clemente, donna, madre, bracciante puglise, morta nei campi mentre faceva il suo lavoro per pochi euro l’ora. Dopo di che voglio dirlo con chiarezza: nessuno ha mai detto né pensato che l’agricoltura foggiana sia sinonimo di caporalato. Di queste captatio benevolentiae non saprei che farmene. E per questo mi aspetterei che fossero soprattutto le imprese a difendere la norma e a pretenderne un’attuazione rigorosa”.

Eppure hanno più volte sollecitato una revisione e lamentato criticità.

“Lo so bene, non sono solita spazzare la polvere sotto il tappeto. Finché sono stata al Governo ho considerato essenziale e praticato costantemente il confronto con le parti sociali, rappresentanti dei lavoratori e delle imprese, all’interno della Cabina di regia della Rete del lavoro agricolo di qualità presieduta dall’Inps. Ho considerato una priorità seguire passo passo l’attuazione della norma, discuterne con le Prefetture, i territori, le amministrazioni comunali, le realtà del terzo settore troppo spesso impegnate anche in ruoli di supplenza dello Stato. E’ stata una priorità confrontarmi con i sindaci dei comuni in prima linea, nel foggiamo come nel salentino come nel metapontino come nelle province calabresi. Nessuna impresa sana ha mai evidenziato difficoltà perché, come
è evidente, la legge punta a sconfiggere la concorrenza sleale. Dopo di che conosco bene il rischio di una sofferenza forte delle piccole e piccolissime aziende, soprattutto, strozzate dalla concorrenza delle grandi e dall’imperio della grande distribuzione. Come so quanto nella catena del valore le contraddizioni si scarichino innanzitutto sugli anelli de-boli, lavoratori e piccolissime imprese. Per questo bi-sogna lavorare ancora tanto invece di perdere tempo. Per contrastare le pratiche sleali e vietare, ad esempio, le aste al doppio ribasso”.

Dunque un problema c’è.

“Più di uno ma non nella legge, piuttosto in un’organizzazione del lavoro e della filiera agricola che vanno innovate e sostenute. Per questo abbiamo lavorato moltissimo con il precedente governo sull’agricoltura multifunzionale. Per un salto di qualità che rendesse il settore appetibile per le nuove generazioni che, infatti, han-no risposto molto positivamente alla nostra misura Re-
sto al Sud. E per questo non serve l’istituzione di tavoli duplicati né tantomeno il turismo istituzionale. Gli organismi necessari sono già previsti, la norma già indica tutte le azioni positive da attivare perché si rompa la catena dello sfruttamento che alimenta i ghetti. Ci vogliono meno titoli sui giornali, molta più determinazione, molta più coerenza. Mentre ancora una volta registro come per chi governa il tornaconto elettorale conta molto di più della legalità e della vita umana”.

E’ un’accusa forte.

“No, una constatazione. Io voglio chiamare le imprese agricole della mia terra a un patto di civiltà, di legalità, di buona economia. Voglio chiamarle per lavorare insieme ad affrontare e risolvere i problemi ben sapendo come parte di questo stia obbligatoriamente nel confronto e nella discussione autorevole con l’Europa. Voglio dire con chiarezza ai consumatori che se una lattina di pelati costa 50centesimi da qualche parte c’è qualcuno che viene sfruttato e voglio poter agire, lo ripeto, su aste al doppio ribasso e trasparenza di filiera esattamente come sul riallineamento contributivo. Voglio chiamare le aziende perché tutti insieme si costruisca l’agricoltura del domani puntando su giovani generazioni, donne e uomini, diverse da un tempo, più competenti, più dinamiche, più aperte, più solidali. Voglio un’agricoltura non residuale, capace di rappresentare il meglio del made in Italy. Se Di Maio vuole veramente tutelare il lavoro agricolo, faccia funzionare quella legge e si adoperi per spezzare i legami malati, dai trasporti all’organizzazione del lavoro nei campi, che rendono i lavoratori succubi dei caporali e le imprese conniventi per interesse o per paura. Non glielo devo ricordare io come caporalato e criminalità organizzata spesso vadano di pari passo. Lui non deve inventare nulla: la norma gli dice esattamente cosa e come fare”.


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