“Il decreto cosiddetto dignità non è omogeneo e non riveste alcun carattere di necessità o di urgenza, a meno che l’urgenza non fosse quella di perdere 8mila posti di lavoro, come si evince dalla lettura della relazione tecnica, riducendo la durata dei contratti da 36 a 24 mesi, comportando non solo minor reddito ma anche meno tutele. Con il Jobs Act dopo i 36 mesi o scattava la trasformazione del contratto di lavoro a tempo indeterminato o si aveva diritto a 16 mesi di Naspi, funzionali alla tutela e alla ricerca di un’altra opportunità di lavoro. Adesso invece il decreto toglie 12 mesi di reddito, taglia 4 mesi di Naspi, punisce le imprese gravandole con lo 0.5% dei costi a ogni rinnovo e dunque disincentivandole”. Lo dice la senatrice Teresa Bellanova, intervenuta nella Commissione Industria.
“Stessa logica punitiva e contradditoria sulle delocalizzazioni – ha proseguito Bellanova – Non c’è una strategia di politica industriale. Lo spesometro lo abbiamo abolito noi con la legge di Bilancio 2018, gli studi di settore sono già stati aboliti, il redditometro è in archivio da un pezzo disapplicato dall’Agenzia dell’Entrate, e quella sullo split payment è una regola non richiesta dai professionisti. Una logica spot che investe anche la questione, serissima, del contrasto alla ludopatia, su cui è necessario un intervento organico e un riordino complessivo. Non un Testo che agisce sulla domanda ma non sull’offerta”.