“L’emergenza sanitaria ha avuto effetti drammatici nelle carceri. I numeri non corrispondono però soltanto a somme di denaro. 34 è il numero delle bambine e dei bambini che, nonostante la pandemia, sono ancora in carcere. 31 sono invece le loro madri, detenute. 1,5 milioni di euro all’anno, per il 2021, il 2022 e il 2023, la somma che viene stanziata per finanziare quella legge che, da nove anni, prevede che le detenute madri e i loro figli debbano risiedere in case-famiglia protette, per evitare che anche un solo bambino varchi la soglia del carcere. Una legge di cui più volte abbiamo invocato la completa attuazione, e che ora potrà dispiegare pienamente i propri effetti”. Lo ha dichiarato in aula la sen. Monica Cirinnà, responsabile Diritti del Pd, intervenendo nella discussione sulla Manovra.
“La norma introdotta – ha proseguito – garantirà, almeno, che le madri detenute e i loro figli possano uscire dal carcere ed essere accolti in case-famiglia protette. Il termine per l’adozione del decreto attuativo è di due mesi: sono sicura che il Ministro Bonafede non ci deluderà – almeno stavolta – e ridurrà al minimo il tempo necessario per “mettere a terra” questo denaro. Quelle 31 madri e quei 34 bambini non possono più attendere: ogni giorno in carcere è, per loro, un’esperienza dolorosa e traumatizzante”.
“Molto c’è ancora da fare, a partire dalla rapida approvazione del disegno di legge sull’affettività in carcere – ha concluso – un testo sollecitato dai Garanti per i detenuti e per cui come relatrice mi batterò. Giustizia, legalità e sicurezza non possono esistere se è violata la dignità dei detenuti. Continuare a occuparsi dei diritti non toglie nulla all’efficace gestione dell’emergenza sanitaria e alla ripartenza del Paese. Bisogna tenere assieme gestione dell’emergenza e tutela dei diritti. Non sono separate tra loro, perché unica è la vita delle persone, e tutto si tiene: diritto alla salute, diritti civili, diritti sociali”.


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