“I numeri del DEF certificano il fallimento della politica economica del governo. Il 27 settembre, il giorno della sciagurata festa sul balcone di Palazzo Chigi, la Nota di aggiornamento prevedeva per il 2019 una crescita dell’1,5 per cento. Oggi leggiamo nel DEF che la crescita tendenziale nel 2019 sarà dello 0,1 per cento (0,2 per cento programmatico). Dalla metà del 2018 l’Italia ha perso 116 mila posti di lavoro. In questi mesi è crollata la fiducia dei consumatori, delle imprese e dei risparmiatori italiani. Questa situazione è figlia di una politica economica sbagliata.
E’ figlia di una legge di bilancio che ha concentrato tutte le risorse disponibili su due misure di spesa corrente – quota 100 e reddito di cittadinanza – che costeranno 44 miliardi in tre anni.
L’aspetto più preoccupante di questo DEF, però, è il futuro. Questo Def è una dichiarazione di impotenza. E, con buona pace di Salvini e Di Maio, questo documento è una operazione verità: l’IVA aumenta fino a prova contraria, fino alla definizione di misure alternative che nessuno nel governo ha la più pallida idea di come definire. C’è una seconda certezza, al di là delle chiacchiere dei due vicepremier: è il taglio dei 2 miliardi accantonati con la legge di bilancio, tra cui i 300 milioni del trasporto pubblico locale e i 100 milioni per l’università, il diritto allo studio e la ricerca. Per tornare su un sentiero di crescita sostenibile occorre una diversa politica economica e sociale. Tre le priorità: fare chiarezza sull’IVA e sui tagli, perchè l’aumento delle imposte indirette va bloccato, senza ambiguità di sorta; il debito va riportato su un sentiero credibile di progressiva riduzione; servono investimenti pubblici e privati”. Lo ha detto il senatore Antonio Misiani, capogruppo Pd in commissione Bilancio, illustrando la mozione di minoranza sul Def.


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