“Noi” il conflitto sociale “vogliamo evitarlo: la manovra sarà
la cornice che metterà dentro ogni tema e noi ci auguriamo che
il confronto che partirà al Senato sia franco e diretto.
Poi ci sta che un governo di destra abbia terapie
diverse, ma l’importante è che sulle grandi questioni sociali ci si
ritrovi tutti dalla stessa parte. Perchè mai come in questo momento la
Manovra su cui andremo a confrontarci è una manovra per la quale io mi
auguro, almeno sui parametri più importanti, di trovare una
convergenza”. Così Francesco Boccia, capogruppo del Pd al Senato,
intervistato da Adnkronos/Labitalia a margine di Digithon, la maratona
digitale da lui fondata e che si è conclusa oggi a Bisceglie.
E Boccia ricorda che il governo “ha approvato un documento di economia
e finanza nella primavera scorsa con che diceva 3,7 punti di deficit,
disavanzo sul Pil. Al momento hanno una disponibilità di 9, forse 10
miliardi e la manovra ne richiederebbe almeno 30. Mancano 20 miliardi
e quindi o fanno una manovra in deficit, e forse qualcuno dovrebbe
dirlo al ministro Giorgetti e forse il ministro dovrebbe dirlo in
Europa, perlomeno bisognerebbe preparare un trauma di questo tipo, o
allora stiamo scherzando davvero con il fuoco”, ha concluso.
“Il ministro delle infrastrutture continua a non dare una risposta sui temi connessi alla
sicurezza del lavoro proprio dei mondi legati alle grandi
infrastrutture nel Paese e in generale anche le infrastrutture
riguardanti le attività economiche quotidiane nelle città. Ci saremmo
aspettati da lui una presa di posizione in questi giorni ma Salvini è
concentrato sui migranti anche se fa il ministro delle
Infrastrutture”. “Concordo con quanto detto qui a Bisceglie dal ministro
Crosetto sulla necessità di partire dai più deboli e per farlo non ci
sarebbe nulla di male se riuscissimo a chiudere un accordo su salario
minimo, e anche approvare in Parlamento una legge strutturale sulla
riduzione del cuneo fiscale. Servono 11, 12 miliardi per iniziare a
renderlo più efficace: facciamolo per il triennio, e non un’operazione
da bonus che finisce dopo 6, 8 mesi per poi rinviare alla prossima
manovra di assestamento perchè così non si dà certezza nè ad imprese
nè ai lavoratori. Noi siamo disponibili”.
“Vogliamo dare -continua- un segnale ai più deboli? Garantiamo i 4
miliardi aggiuntivi alla sanità pubblica: dopo la pandemia è un
imperativo per tutti, indipendentemente dal partito politico,
rafforzare la sanità pubblica perchè significa rafforzare i meccanismi
di prevenzione e aiutare i più deboli che non possono permettersi
null’altro che una sanità che per fortuna in Italia è nella porta
accanto, quando esci da casa ti cura e non ti chiede la carta di
credito”, conclude.
“Quando non si ascoltano i segnali” di disagio sociale “quelli deboli prima che poi diventano
forti, quando si è convinti che le argomentazioni delle opposizioni, a
partire dal salario minimo, siano solo strumentali, il rischio di
farsi male e uscire fuori di strada è molto alto. Quando non si
ascoltano queste cose è evidente che si rischia di finire dritti
dentro il conflitto sociale”.
“Il rallentamento della nostra economia è avvenuto perchè non è stata indicata una rotta
strategica sulle politiche economiche di sistema. Sono state fatte
delle operazioni importanti, prima e dopo la pandemia, che hanno
indicato una rotta. Quella rotta si è completata con la fine del 2022,
nel 2023 è toccato al governo Meloni prendere le scelte e finora
crediamo che sono state fatte scelte alla giornata. La critica che il
Pd fa al governo Meloni è di aver fatto finora politiche faziose, di
parte, e non di respiro, ma alla giornata”.
“Noi avevamo detto fin dal primo momento -ha continuato Boccia- che
l’attuazione del Pnrr, a maggior ragione nel 2023-2024-2025 era
fondamentale per agganciare la ripresa italiana, che c’era stata anche
per le politiche di sovvenzione che erano state fatte, come gli
ammortizzatori sociali straordinari che erano stati dati anche a chi
aveva solo un dipendente, mai successo nella storia repubblicana”, ha
ricordato il capogruppo del Partito democratico al Senato.
“Mi auguro -ha concluso Boccia- che questa condizione del primo anno
di governo sia superata con un confronto anche duro in Parlamento ma
franco. Poi sulle terapie non saremo d’accordo ma almeno potremo avere
un’idea davanti”.
“Il salario minimo è stata la prima proposta unitaria delle opposizioni, e noi speriamo ancora
che possa essere sostenuta anche dalla maggioranza, e va in unica
direzione cioè quella di provare a combattere la perdita di valore
intanto dei salari stessi, che incide sulla parte più in difficoltà
della popolazione. Ci sono infatti oltre 4 milioni di lavoratori
‘poveri’, che è una condizione unica nella storia del nostro Paese:
gente che lavora e che non riesce però a soddisfare i bisogni primari.
La nostra non è una richiesta strumentale”.
“Noi ci auguriamo -ha spiegato Boccia- che questa grande mobilitazione
a favore del salario minimo possa rafforzare l’attenzione sul tema.
Questa raccolta firme che ci ha fatto superare on line già da qualche
giorno le 400mila firme. E per quanto riguarda solo il Pd sono in
arrivo centinaia di migliaia di sottoscrizioni nelle Feste dell’Unità
che finiranno nel mese di settembre. Ovviamente ci aspettiamo anche il
contributo delle altre opposizioni”, ha concluso.
“Il Pnrr era fondamentale per la ripresa economica del Paese.
Ma è stato bloccato. Iniziassero a
sbloccare il Pnrr, trasmettano certezze a Comuni e imprese, e usiamo
il Pnrr come volano. E le poche risorse che abbiamo mettiamole tutte
sul cuneo fiscale, sui servizi alla persona, la sanità pubblica, e sui
servizi alle imprese. E sono certo che L’Italia ripartirà perchè è un
grande Paese”.
“La vicenda di Brandizzo è un dramma che in questa terra ci ha riportato alla tragedia del 2016
quando morirono 23 persone sulla tratta Corato-Andria. E proprio da
qui abbiamo detto una cosa che c’è venuta spontanea: come è possibile
che nel 2023 al tempo della società digitale c’è ancora chi non
capisce, avendo responsabilità importanti nelle aziende che anche le
tecnologie, sono al servizio della difesa della vita”.
“La sicurezza sul lavoro purtroppo -ha continuato- non è ancora
patrimonio collettivo in Italia, nella società digitale non dobbiamo
ammettere distrazioni, vanno creati meccanismi per i quali la
sicurezza è 100%. Questo non è accaduto e i sindacati hanno ragione a
protestare”.
“Mi auguro che, oltre che sulla ricerca della verità che stiamo
chiedendo tutti sulla tragedia di Brandizzo, si riesca a trovare un
terreno comune anche sulla centralità della sicurezza sul lavoro.
Anche se costa di più la sicurezza deve essere massima, viene prima
del profitto”, ha concluso
“Quello dei migranti è l’altro grande dramma che sta emergendo e dimostra che con la
propaganda non si fa politica. La destra aveva promesso la riduzione
degli arrivi, i blocchi navali fantomatici che non si possono fare, e
alla fine è sotto gli occhi di tutti che il Mediterraneo è teatro
drammatico di una tragedia continua senza fine. E davanti a tutti c’è
il fallimento della propaganda perchè se prometti meno sbarchi e
blocchi navali e poi invece gli sbarchi raddoppiano e i blocchi non li
fai allora devi chiederti cosa c’è che non va”.
Secondo Boccia, “L’unica cosa che aveva senso fare, e cioè migliorare
l’accoglienza, è stata smontata e oggi i problemi li abbiamo nelle
città. Tutti i sindaci sanno che hanno più persone da dover sistemare,
con molti più minori, e meno risorse disponibili”, ha concluso.
“Il Cnel? A me è sembrata troppo affrettata questa scelta. Penso che mai come in questo momento
serva parlare la lingua della verità, che si parla in Parlamento. Poi
se il Cnel vogliamo audirlo, possiamo anche audirlo. Se il Cnel farà
proposte le porterà in Parlamento. Ma il luogo in cui si decide è il
Parlamento, è sempre stato così e noi difendiamo la centralità del
Parlamento. A meno che questo non è un antipasto, diciamo così, della
riforma costituzionale che nessuno conosce ancora e che punta a
svuotare e a indebolire ulteriormente il Parlamento. In questo caso
saremmo fortemente contrari”. Così Francesco Boccia, capogruppo del Pd
al Senato, intervistato da Adnkronos/Labitalia a margine di Digithon,
la maratona digitale da lui fondata e che si è conclusa oggi a
Bisceglie, sulla scelta del governo di coinvolgere il Cnel nella
‘partita’ del salario minimo.
E Boccia ricorda che “si può chiedere alle altre istituzioni di fare
sintesi però noi siamo stati per mesi in Parlamento, luogo più solenne
della nostra democrazia, a fare audizioni, con confronti molto chiari
e trasparenti e il governo e la maggioranza avevano risposto con dei
no, e anche con degli scivoloni. Il vice presidente Tajani aveva
definito il salario minimo una cosa da Unione sovietica, la stessa
ministra del Lavoro ha sempre detto incomprensibilmente che questa
soluzione avrebbe fatto abbassare i salari”, ha concluso.
“Servono più risorse per fare sì che il web 3.0 sia una condizione della vita
delle imprese non un obiettivo lontano”. “Noi dobbiamo correre alla velocità
delle sfide che ci troviamo di fronte, dobbiamo correre alla velocità
di chi oggi ci sta dicendo “il copilota c’è” mentre “il pilota è ognuno di noi.
Dobbiamo solo metterci nella condizione di fare sì che funzioni tutto”,
ha aggiunto evidenziando che “se è così, bisogna aprire una grande discussione
nel Paese, così come è emerso dalle riflessioni che sono venute fuori dalle imprese.
Non tutte le imprese sono in grado di accompagnare questo processo”
e quelle che non ce la fanno “vanno accompagnate”.


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