Prima o dopo l`estate non cambia nulla. Va respinta!. Il capogruppo al Senato del Partito Democratico, Francesco Boccia, si mette sulla strada del disegno di legge delega sulla riforma fiscale, che il viceministro all`Economia Maurizio Leo (Fdi) vorrebbe far approvare prima della pausa estiva. Venerdì 28 luglio, in Commissione Finanze a Palazzo Madama, lo scontro tra maggioranza e opposizione si è manifestato in tutte le sue forme: nella parte finale della seduta, convocata per votare gli emendamenti, il Pd ha abbandonato i lavori per protesta. La Commissione ha dato comunque il via libera al provvedimento, ora atteso entro il 4 agosto in Aula. Poi il testo dovrà tornare alla Camera, per la terza lettura definitiva.
Domanda. Senatore Boccia, cosa crede che accadrà in aula al Senato?
Risposta. In Commissione Finanze la maggioranza ha apportato delle modifiche peggiorative alla delega che richiederanno, necessariamente, un ulteriore passaggio alla Camera. E evidente che è la vittoria della Lega su Fdi, il trionfo dei condoni, dei furbetti e il colpo mortale per tutte quelle Regioni, soprattutto del Sud, con una ridotta capacità fiscale. Costringeranno Regioni e comuni ad aumentare le tasse locali. Abbiamo apprezzato la disponibilità del viceministro Leo, ma anche lui si è piegato ai diktat della Lega.
D. Cosa non vi convince della legge delega sulla riforma fiscale?
R. Il nostro giudizio è profondamente negativo. E stata presentata da Fdi come la riforma che avrebbe modernizzato il fisco e si è ridotta a essere la delega che strizza l`occhio a evasori ed elusori. Rende l`impianto generale iniquo, basato sulla fiat tax, misura corporativa e dannosa per le casse dello Stato, oltre che penalizzante per la maggior parte dei cittadini e delle imprese. Ma quello che ci preoccupa di più è che non c`è nessun collegamento tra questo provvedimento e altre riforme, come quella sull`autonomia differenziata. Hanno detto no al nostro emendamento che prevedeva l`attivazione di un fondo perequativo in favore dei territori con minore capacità fiscale per abitante. Anche stavolta i Lep (Livelli essenziali delle prestazioni) vengono dimenticati.
D. Cosa pensa della proposta di pace fiscale lanciata da Salvini? R. L`evasione fiscale è un male che affligge il nostro Paese, ci costa un centinaio di miliardi di euro all`anno. Risorse che sono sottratte ai servizi pubblici, alla sanità, alla scuola e al sociale. Gli emendamenti della destra sono una bomba messa sotto il nostro sistema fiscale, a danno dei tantissimi contribuenti onesti e di tutti i cittadini, perché meno tasse e meno sanzioni vuol dire mancato recupero dell`evasione e meno servizi per tutti. Così la maggioranza mette a rischio le casse dello Stato e fa passare il messaggio che chi paga è un fesso. D. Cosa intende? R. C`è una sorta di scudo preventivo per i contribuenti che fanno dichiarazioni infedeli. C`è la revisione del cassetto fiscale in modo che chi evade possa essere avvertito delle mosse dell`Agenzia delle Entrate e bloccarle. Si va dalla riduzione dei termini per l`accertamento e delle sanzioni sia amministrative che penali, all`autocompensazione dei crediti anche non certificati con la Pubblica Amministrazione. Fino ad arrivare alla manomissione delle procedure di contenzioso e alla concessione ai privati della riscossione coattiva, madre di ogni discrezionalità. Tutti questi interventi so- no finalizzati a evitare che chi evade le tasse possa essere perseguito, una sorta di grande condono, alla faccia di chi paga regolarmente.
D. Ci sono invece dei punti su cui collaborerete?
R. A parte la nostra proposta approvata sugli enti locali, la delega non prevede null`altro di apprezzabile. Si interviene sulle aliquote fiscali, sull`Ires, sull`Irap, solo per citarne alcune. Noi sul superamento dell`Irap siamo d`accordo visto che l`abbiamo eliminata per le ditte individuali. Ma non si affronta, come chiedevamo, il tema del finanziamento della sanità, che sull`Irap fonda una fetta delle entrate. Gli effetti che avremo su addizionali e compartecipazioni sono evidenti.
D. Quali sono le vostre proposte allora?
R. Equità, lotta all`evasione fiscale e alle diseguaglianze. Abbiamo proposto un contrasto netto a ogni forma di condono attraverso l`agevolazione di procedimenti accertativi che comportino un adempimento collaborativo. Servono misure che definiscano in modo più preciso e stringente le modalità per l`accesso a tale strumento, oltre alla soppressione o limitazione del concordato preventivo che, così come formulato, presenta maglie troppo larghe a svantaggio del fisco.
D. C`è un modello a cui vi ispirate?
R. Per 1`Irpef proponiamo un sistema progressivo ad aliquota continua come in Germania. Per il resto chiediamo l`eliminazione della flat tax, la revisione di detrazioni e deduzioni, e l`eliminazione dei regimi speciali con due sole categorie: l`Irpef per i redditi da lavoro e per tutti gli altri una sola aliquota. Mentre per le imprese prevediamo una razionalizzazione e stabilizzazione degli incentivi per gli investimenti, la formazione, la ricerca e sviluppo e l`occupazione, a partire da SuperAce e Superammortamento.
D. Per riformare il fisco serviranno le coperture. La coperta è corta. Il governo ha trovato le risorse?
R. Al momento la Ragioneria dello Stato ha clamorosamente bocciato il provvedimento nei suoi passaggi fondamentali. Non a caso nei giorni scorsi sono emerse voci sul proposito del governo di cacciare il ragioniere generale. Non soltanto noi, ma i fondamentali presidi istituzionali a controllo del bilancio pubblico confermano che la delega fiscale è iniqua e con perdite evidenti di gettito proprio per la mancata copertura di alcune norme, a partire dalla flat tax. Il Fmi, del resto, ha dato lo stesso giudizio: “Una flat tax sul reddito potrebbe avere delle implicazioni avverse e portare a un significativo calo delle entrate e dell`equità”.
D. Oltre alla riforma del fisco: lo scontro con il governo si è esteso al salario minimo. Troverete una soluzione?
R. Noi abbiamo fatto una proposta che ha costretto Giorgia Meloni ad accettare un confronto. La maggioranza ha dovuto rinunciare all`emendamento soppressivo presentato alla Camera. Ora la destra vuole rinviare la discussione, ma alla ripresa il tema del salario minimo dovrà essere affrontato e sarà al centro della nostra battaglia politica in Parlamento e nel Paese. Si tratta di una misura che tutela la dignità di oltre tre milioni di lavoratori sottopagati e sfruttati, condivisa dal 70% degli italiani.
D. Altro tema caldo è il Ddl Capitali: cosa occorre per rendere la borsa italiana più attraente?
R. Il disegno di legge sulla competitività dei capitali è una buona base di partenza ed è frutto di un lavoro partito già prima della nascita del governo Meloni. Il testo si può migliorare, come emerso nel corso delle audizioni svolte in Commissione, e in questo senso stiamo già predisponendo una serie di proposte emendative. Vedremo cosa proporranno anche le altre forze politiche e comunque siamo disponibili a un confronto serio nell`interesse della competitività del nostro Paese e delle nostre imprese.