Francesco Boccia, presidente del gruppo Pd al Senato, il governo il primo maggio, propone la misura del taglio del cuneo fiscale da 4 a 7 punti, fino a dicembre.
Il premier Giorgia Meloni ha presentato il decreto con un video sui social. Cosa non convince l’opposizione?
«Non si tratta di taglio del cuneo fiscale, che indica invece la riduzione delle tasse sul lavoro in maniera strutturale. Qui, con il decreto, lo si fa per soli cinque mesi. Da luglio a novembre, con cinquanta euro in più nella busta paga per i lavoratori che hanno tra i 25 e i 35 mila euro di reddito annuale. Sono complessivamente 250 euro in più, mentre i salari perdono potere d’acquisto causa inflazione, per quasi 1500 euro all’anno. Queste misure sono sostanzialmente un “bonus”, non un taglio del cuneo contributivo, un bonus solo per alcuni lavoratori».
Per il governo è una novità assoluta la dimensione del taglio del cuneo.
«Va bene il bonus, ma non è una politica che riduce il costo del lavoro. E durante il governo Draghi era stata fatta una operazione simile, con due interventi, per tutto l’anno che portano in busta paga 340 euro. Anche allora come Pd auspicavamo una riduzione strutturale».
L’irritualità del consiglio dei ministri proprio in una giornata così simbolica per il lavoro ha fatto discutere.
«Quella del primo maggio è stata una provocazione, perché per la destra è una ricorrenza di sinistra, mentre questa data è un patrimonio di tutti come insegna la Dichiarazione Universale dei diritti umani del 1948. Il primo maggio si manifesta per i diritti del lavoro, mentre questo provvedimento mina proprio i diritti…».
Le misure come aumentano la precarietà dell`occupazione?
«Bisognava intervenire portando nelle tasche dei lavoratori almeno un migliaio di euro in più. Non c`è una idea nella proposta di riforma fiscale. Quello che emerge dalla visione della destra è più una speranza di flat fax che una riduzione delle tasse sul lavoro».
Sui voucher?
«Aumentano povertà e precarietà, e invece di vietare i contratti precari come in Spagna, si esalta il lavoro a cottimo. I voucher aumentano da 10 a 15 mila euro, in alcuni settori si tolgono i limiti d’età per l’apprendistato, si cassano le causali per i contratti a tempo determinato, dando spazio a una applicazione sregolata».
Il reddito di cittadinanza: cambia nome – si chiamerà assegno di inclusione – e regole, si restringe la platea. Con che effetti?
«Il decreto viene finanziato con tagli ai più poveri. Un padre di famiglia con assegno di inclusione e un disabile in casa, se dice no ad un contratto di somministrazione, perde anche l`assegno. Trovo questa norma aberrante».
Non c’è stato spazio per un dialogo con la maggioranza?
«Eravamo disposti a sederci al tavolo per evitare l’allargamento del disagio sociale, ma è emersa dirompente una foga ideologica che ci preoccupa molto».
Sono previste agevolazioni per chi paga entro 40 giorni le sanzioni sui contributi…
«È venuta giù la maschera della destra. In un momento di complessità del quadro sociale, esaltano gli evasori da un lato e il lavoro a cottimo dall`altro».
Tornando al cuneo fiscale…
«Se la maggioranza avesse scelto di mettere la riduzione del cuneo contributivo come priorità con un taglio strutturale, noi avremmo votato a favore. Invece hanno messo solo tre miliardi perché hanno in testa la flat tax e qualche altra mancetta, per i loro clientes elettorali storici: gli evasori».
Ha parlato di “schiaffo ai giovani”.
«Tutti gli strumenti introdotti sono contro le politiche di inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, di cui trascurano le esigenze. Non c`è alcuna traccia di sostegno né per lo studio né per gli affitti o la casa. Se ai giovani dici: o prendi un lavoro somministrato o non ti aiuto, li metti nelle mani dei più forti…. Chi ha famiglie solide economicamente, non si fa schiacciare, gli altri sono destinati a piegarsi per un lavoro vero. Daremo battaglia in parlamento e nelle piazze».