Sono molto preoccupato», sbuffa Francesco Boccia, capogruppo del Pd in Senato. Di cosa senatore?
«Per nascondere le sue divisioni, la destra al governo sta trasformando il confronto istituzionale in uno scontro permanente. Utilizzano la superiorità numerica in Parlamento per alzare la tensione e forzare persino su leggi che avrebbero bisogno di un`ampia condivisione. Temiamo che stiano minando i fondamenti dello stato di diritto: lo dimostra l`indebolimento di Corte dei conti e Anac, la riforma punitiva della giustizia, quelle su premierato e autonomia. Per non parlare del caso Paragon. Come se il modello fosse il trumpismo. L`ultimo capolavoro è il comitato etico sul fine vita, degno di un Paese teocratico non laico come l`Italia».
Parliamo delle divisioni a destra: la Lega è per il terzo mandato, FI no, Fdl ha aperto. Per risolvere la questione Zaia o per mettervi in difficoltà in Campania con De Luca?
«Su questo stanno dando il peggio. Salvini deve difendere la poltrona di Zaia, FI alza il prezzo, FdI si barcamen per non far saltare il banco. Piegano le regole alle loro convenienze, trattano le istituzioni come proprietà privata e cambiano idea sul terzo mandato per calcolo elettorale. Può pure essere una provocazione nei nostri confronti, ma noi siamo contrari. Le cariche monocratiche devono durare per
un tempo limitato: 10 anni bastano, se no il potere diventa abitudine e la democrazia si svuota».
Capitolo fisco: Tajani è per tagliare l`Irpef, Salvini per un`altra rottamazione. Come finirà?
«Come sempre: male! Con un annuncio in conferenza stampa. Che l`Irpef vada abbassata è assolutamente necessario. Ma nel dibattito Tajani-Salvini emergono tutte le crepe della maggioranza, con uno che pensa all`ennesimo condono e l`altro che finge di dire no. Risultato? Non faranno nulla, è solo propaganda: la prossima manovra di bilancio è in gran parte già scritta, vincolata dai numeri del piano che Meloni e Giorgetti hanno concordato con l`Ue e impone paletti stringenti peri prossimi cinque anni. E pazienza se intanto il Paese muore soffocato dalle tasse che loro hanno alzato».
Però Meloni ha promesso che le taglierà al ceto medio.
«Peccato che da quando c`è lei al governo siano aumentate e il ministro dell`Economia ha già detto che non è d`accordo. Eppure è proprio questa fascia di italiani ad aver subito più di tutti il fiscal drag, che ha falcidiato i redditi da lavoro, annullando gli effetti del taglio del cuneo. Meno 8% il valore reale dei salari dal 2021. La destra è solo chiacchiere e distintivo».
La mancanza di un`opposizione coesa non è la miglior assicurazione sulla vita di questo governo?
«Certo. Ma quando il centrosinistra è unito, come si è visto alle ultime amministrative, vince. In O Francesco Boccia 57 anni, senatore del Pd Parlamento il coordinamento tra le opposizioni su temi europei, lavoro, fisco, sanità funziona bene: votiamo insieme nel 90-95% dei casi».
Anche i centristi?
«Italia viva sì, Azione in Senato ha solo due eletti». Alle prossime politiche correrete tutti uniti nella stessa coalizione? «Io ne sono straconvinto. Saremo uniti e credibili. Davanti alla sfida di non riconsegnare il Paese a questa destra nessuno si tirerà indietro».
Intende ancora sostenere che il referendum non è stato un flop?
«I quesiti sono stati promossi dalla Cgil e in origine c`era anche quello sull`autonomia differenziata che avrebbe trainato più elettori, dividendo la destra. Sapevamo che il quorum sarebbe stato difficile. Ma lavoro e cittadinanza sono battaglie identitarie. Quando 14 milioni di persone sentono il bisogno di dire basta precarietà e chiedono più garanzie e sicurezza peri lavoratori non è mai un flop, bensì democrazia e partecipazione. Che la destra ha boicottato, facendo campagna per l`astensione, per poi irridere chi è andato a votare. Uno sfregio».
La minoranza Pd era contraria a schierarsi in modo così netto e chiede un confronto. Farete una direzione o serve un congresso?
«Ci sono state sfumature diverse sul merito di alcuni quesiti, siamo un partito plurale. Che però ha deciso il da farsi negli organismi dirigenti. Non vedo drammi. E ovvio però che se ogni occasione è buona per attaccare la segreteria, occorrerà fare un punto politico. Sarà Elly a decidere forme e modi».


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