“Abbiamo aspettato il ministro Giorgetti per qualche mese, come ormai purtroppo siamo abituati a fare anche con altri ministri. Giorgetti aveva oggi l’occasione e l’opportunità di confrontarsi con le opposizioni sulla riforma della legge di contabilità, sempre approvata a larghissima maggioranza, come il ministro ben sa. Ma anziché parlarci di quello ha divagato e mescolato le carte. Se e quando vorrà parlare seriamente di politiche industriali ed economiche, le opposizioni ci sono. Ma oggi sulla legge di contabilità pubblica siamo di fronte a una forzatura grave, si approva una mozione a maggioranza che piega le opposizioni. Quando ci ritroviamo una legge di contabilità, che cambia le regole del gioco fondamentali, senza averla approvata, quando si piega il funzionamento delle commissioni come sulla riforma della giustizia, siamo di fronte a una maggioranza che fa parlare i numeri, non la politica. Una maggioranza che usa i muscoli dei numeri e piega l’opposizione: ci dite dov’è la democrazia?” Lo ha detto in Aula il senatore Francesco Boccia, presidente del gruppo del Pd, intervenendo sul dibattito sulle mozioni in materia di conti pubblici.
“Questo governo – ha spiegato Boccia – ha trasformato il Def nel Dpf, un mero documento di controllo sull’andamento dei conti privo del suo contenuto programmatico. Il vero obiettivo del Def era leggere le traiettorie di spesa alla base delle politiche di bilancio. A fronte di una nuova governance europea che si fonda su una programmazione di medio termine fino a 7 anni, il governo deve farci capire cosa accade in quel periodo e non lo fa. Il documento doveva recare indicazioni puntuali sulla riforma della contabilità pubblica non affronta le principali criticità. Per prima cosa si accorciano i tempi dell’esame parlamentare: il governo si prende più tempo e differisce a ottobre la presentazione del documento, il Parlamento avrà così meno di 2 settimane per esaminare un documento che di fatto ha meno informazioni del documento precedente. Altro tema: la trasparenza del bilancio, che dovrebbe essere affrontato a cominciare dal rapporto tra traiettoria di spesa della pubblica amministrazione e traiettoria di spesa del bilancio dello Stato. Questo aspetto non è stato ancora affrontato dal governo. Un ulteriore tema sul fronte della trasparenza è quello che riguarda lo stato dei fondi più frequentemente utilizzati per la copertura dei provvedimenti di spesa, come il Fondo esigenze indifferibili (FEI) o il Fondo per gli interventi strutturali di politica economica (FISPE) che vengono sempre più spesso utilizzati per la copertura di nuove iniziative legislative. Non c’è flessibilità di bilancio senza trasparenza. Lo dico in termini più espliciti: il Governo non può chiedere spazi di flessibilità di bilancio al Parlamento senza proporre preliminarmente una disciplina contabile che conferisca al bilancio una effettiva trasparenza. Decide il Parlamento come postare le risorse che riguardano la vita del Paese: scuola, sanità, assistenza, trasporti. Non può decidere il ministro dell’Economia nel chiuso di una stanza, spacciando questa riduzione della democrazia per più flessibilità e modernità”.