“Questa riforma della giustizia che separa le carriere, in realtà separa molto di più: separa l’equilibrio, separa il potere dal suo limite, separa la democrazia dal suo fondamento.
Siamo di fronte ad un tentativo chiaro e determinato di riscrivere il rapporto tra potere giudiziario ed esecutivo, in una logica gerarchica e non più costituzionalmente paritaria. La riforma Cartabia del 2022 aveva già ristretto enormemente la possibilità di passaggio tra funzioni giudicanti e requirenti, tanto da rendere il sistema quasi impermeabile, con passaggi unici, condizioni rigide e cambi obbligati di sede. Quello che si vuole separare oggi non è la funzione, ma l’ordine. Non è il ruolo, ma il destino. Si vuole costituire una magistratura giudicante e una magistratura requirente come due corpi separati e culturalmente distanti, selezionati da due concorsi diversi, con due Csm distinti e con un’Alta Corte disciplinare che risponde a logiche esterne alla magistratura stessa. È un progetto che stravolge il Titolo IV della Costituzione e incrina il principio della separazione dei poteri. Questa è una riforma identitaria. È una riforma di potere. È una riforma che affonda le sue radici in una concezione del potere come dominio e non come responsabilità. Lei, ministro Nordio, è l’unico ministro della storia repubblicana ad imporre al Parlamento una riforma costituzionale del governo senza che possa essere modificata”. Lo ha detto il senatore Francesco Boccia, presidente del gruppo del Pd, nel suo intervento in Aula sulla riforma della giustizia.