Francesco Boccia, secondo la maggioranza avete cambiato idea sull`Autonomia differenziata.
«Mentono sapendo di mentire. E mistificano come i tanti giustificazionisti impenitenti che provano a vedere del buono dove di buono non c`è nulla. Noi non abbiamo cambiato idea. Ma parliamo di storie completamente diverse».
Cioè?
«Prima di tutto chiariamo che il Pd di Elly Schlein rappresenta la sinistra di oggi che fa della giustizia e della coesione sociale un punto non negoziabile ed è ben diversa dal centrosinistra che nel 2001 cambiò il Titolo V. Continuare a chieder conto a Schlein di scelte di un quarto di secolo fa quando lei era adolescente è grottesco».
Entriamo nel merito…
«Il ddl Calderoli che spacca l`Italia non rispetta molti articoli della Costituzione. E anziché attuare tutto il Titolo V attua solo il comma 3 dell`articolo 116: l`ossessione leghista per il portafogli! Alla Lega interessavano solo soldi e stendardo, tant`è che hanno umiliato il Parlamento sventolando le bandiere delle singole Regioni al posto del tricolore. Per noi la stella polare sono le parole di Mattarella: l`Autonomia rafforza l`unità nazionale quando attua il principio di sussidiarietà. È un`altra cosa. Coesione nazionale e decentramento di funzioni amministrative ai livelli più vicini ai cittadini: i Comuni. La verità è che questa riforma rinnega la sussidiarietà. Sa perché Calderoli prima di portare la riforma in Cdm non è passato dalle Conferenze unificate con gli enti locali? Perché sapeva che le Regioni si sarebbero divise».
Tommaso Foti dice che per lei da ministro l`Autonomia era una priorità.
«Noi con il governo giallorosso nel 2020 portammo l`impianto prima nelle due conferenze ottenendo un via libera unanime perché garantivamo proprio quella sussidiarietà. Agli enti locali e alle Regioni. E poi definizione e finanziamento preventivo dei Lep. I livelli essenziali delle prestazioni sono in Costituzione e vanno rispettati e finanziati. La destra invece dice che la riforma è a costo zero, specificando che è a “invarianza di spesa”, ma è una bugia. Noi garantivamo la perequazione preventiva, per la quale avevo fatto inserire nella manovra del 2020 un fondo iniziale di 4,6 miliardi (cancellato dal governo Meloni) per le infrastrutture con l`obiettivo di arrivare a 5o miliardi in dieci anni. Ed erano risorse solo per la perequazione infrastrutturale per Sud, aree interne e montagna».
La maggioranza al Sud subirà contraccolpi elettorali?
«Se non hanno capito la lezione delle Europee allora significa che sottovalutano il contesto sociale in cui il Paese vive così come le grandi trasformazioni demografiche che richiedono più investimenti dello Stato proprio nelle aree più deboli e nei servizi alla persona: dai trasporti, alla scuola, alla sanità, all`assistenza, dai bambini agli anziani. Hanno fatto il baratto sulla pelle del Paese e della Costituzione, e ora la destra al Sud si divide e alcuni loro presidenti di Regione come Occhiuto e Bardi, anche se in grave ritardo, esprimono critiche alla riforma. Se vogliono essere davvero credibili si schierino con le Regioni di centrosinistra e facciano esprimere i loro Consigli regionali a favore del referendum. Quando discutevamo in Parlamento dove erano gli eletti al Sud di Forza Italia, FdI e Lega? Obbedivano a Calderoli e ai diktat della Lega».
C`è chi dice che la riforma non si concretizzerà mai…
«Chi dice questo sbaglia. Perché se è vero che le materie Lep avranno tempi lunghi è altrettanto vero che sulle materie non Lep sono convinto che strumentalmente Zaia e Fontana chiederanno immediatamente l`intesa. È una volta che il dentifricio esce dal tubetto poi non rientra più. Mi auguro che la patriota Meloni si opponga allo spezzatino che chiederà la Lega e dica già oggi che lei non firmerà nessuna preintesa nemmeno sulle materie non Lep fino a quando non sarà chiaro qual è il costo dell`Autonomia e dove si prendono le risorse. Dai nostri calcoli ci vogliono dagli 8o ai loo miliardi. Ci dica Giorgetti dove sono. Nel frattempo noi abbiamo iniziato da subito, con le opposizioni riunite in un vero fronte costituzionale, a raccordarci per valutare ogni forma di lotta fino al referendum».