Non è accettabile questo approccio mercantile alla cultura: c`è chi ha scambiato le Università per Airbnb. Bisogna andare incontro ai bisogni di tutti dai lavoratori che vogliono completare gli studi, alle famiglie meno abbienti, a chi vive lontano dalle città o ha disabilità – ma i corsi di laurea online sono spesso una scorciatoia. La risposta non è una riduzione della qualità dell`offerta formativa». Dopo le critiche alla «falsa abolizione del numero chiuso di Medicina, solo spostato di sei mesi facendo perdere un anno a migliaia di giovani», Francesco Boccia, capogruppo Pd al Senato, si scaglia contro la linea del governo sugli atenei telematici, «senza generalizzare». E apre «la grande sfida di un dibattito sull`abolizione del valore legale del titolo di studio». Presto la Ministra dell`Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini – ricevuti i pareri non vincolanti di Conferenza dei Rettori, Consiglio Universitario, Agenzia di valutazione delle Università e Consiglio nazionale degli studenti – firmerà il decreto ministeriale sulla didattica a distanza: la bozza è stata contestata dalla Crui e dagli atenei online.
Perché siete critici? Le telematiche non rispondono ad un`esigenza forte visto il boom di iscritti passati in dieci anni da 52mila a 251mila?
Siamo critici per la timidezza del governo – che credo incroci l`imbarazzo della Ministra che viene dal mondo accademico – e per la connivenza di parte dei partiti della destra, in alcuni casi finanziati dalle telematiche. Le undici Università online hanno storie diverse, ma ci saremmo aspettati una riflessione in linea con quella sollecitata dalla presidente della Crui: non può
bastare un pc a formare la coscienza critica. Un governo serio dovrebbe prima di tutto garantire borse di studio adeguate.
Dal Ministero assicurano che si sta lavorando per l`aumento delle borse di studio anche dopo il Pnrr; ricordano gli investimenti per gli studentati, da leggere insieme ai valori del fondo finanziamento ordinario che dovrebbe tornare a 9,2 miliardi – dicono – dopo un taglio di 173 milioni.
Il dato oggettivo è il taglio: se la Ministra è d`accordo sugli investimenti per il diritto allo studio sostenga gli emendamenti Pd sulle residenze universitarie, ad esempio, battaglie condotte da Alfredo D`Attorre, responsabile Pd per Università e ricerca. Ma il governo ha una visione privatistica e consente alle telematiche di non avere standard certi sul rapporto studenti/professori.
Il decreto del governo Draghi fissava il 2024 come termine per equiparare le telematiche alle tradizionali nel rapporto studenti/ professori. Non pare si vada in questa direzione, mentre sarebbe confermata una riduzione delle lezioni registrate e gli esami in presenza. Sia pur con deroghe e con un`apertura alla possibilità di farli in futuro da remoto, previo nuovo dm. Non pensa che anche gli atenei tradizionali dovrebbero aumentare l`offerta a distanza?
Molti lo fanno, di sicuro devono attrezzarsi per rafforzare ulteriormente queste attività da remoto, conservando stessi standard di qualità. Il discente può scegliere se studiare a distanza, ma è fondamentale garantire un confronto di persona. L`Università è fatta anche di incontri, confronti, di preparazione alla vita, oltre che alla professione e uno schermo non lo permette. Su ricerca e numero dei docenti ci deve essere parità tra Università tradizionali e online. A fronte invece del boom di iscrizioni, in dieci anni i docenti delle telematiche sono passati solo da 288 a 582. La destra permette alle telematiche di non avere gli stessi standard, viste anche le commistioni politiche imbarazzanti, come quelle di Stefano Bandecchi (sindaco di Terni, fondatore della Niccolò Cusano, ndr), teorizzatore della telematizzazione della cultura. Per loro l` importante è piazzare il prodotto: stanno scambiando l`Università con Airbnb.
Ci sono anche telematiche, nel cui comitato consultivo ci sono nomi di peso.
Il punto non è la singola Università, ma il sistema. E la necessità di rigore, trasparenza e credibilità.
Quale il limite invalicabile? Mai medicina da remoto?
Chiedo ai lettori, ma chiedo anche ad esponenti del governo come il ministro Nordio, ad esempio, uomo di cultura che ha dichiarato in pubblico di essere patofobico, si farebbe operare da un chirurgo laureato online!?
Al netto delle verifiche, superate a pieni voti solo da una delle 11 telematiche, i titolo di laurea ora si equivalgono. Si dovrebbe abolirne il valore legale, come ha detto il Rettore della Bocconi?
Una grande sfida. Da capogruppo Pd, dico che è una discussione che merita di essere fatta, ma non è ora la priorità. Andrebbe a ridisegnare il rapporto con professioni e imprese. Prima è necessario assicurare il diritto allo studio a tutti: chi vive lontano dai grandi centri o è in difficoltà non è un cittadino di serie B. Quanto alla mia opinione personale, avendo vissuto le Università sia in Italia che nel mondo anglosassone, da 3o anni sono favorevole all`abolizione del valore legale del titolo di studio. Ma non possiamo –