“Questa riforma, lungi dal garantire una maggiore terzietà, rischia invece di produrre un pubblico ministero separato, autoreferenziale, culturalmente monolitico. Durante il fascismo era espressamente previsto che il Pm fosse sotto la direzione del ministero, i risultati sono nei libri di storia. Un pubblico ministero così isolato sarà più vulnerabile. E sarà più facile, come già anticipato da autorevoli esponenti del Governo, rimetterlo sotto controllo dell’esecutivo. Esattamente come già avvenuto in Ungheria. È questo il punto vero della riforma. Non è la separazione, è il controllo. Non è la garanzia, è la subordinazione”. Lo ha detto il senatore Francesco Boccia, presidente del gruppo del Pd, nel suo intervento in Aula sulla riforma della giustizia.
“Il Csm – ha proseguito Boccia – viene svuotato, segmentato, e trasformato. E poi c’è l’iter, inaccettabile, forzato, antistituzionale. La riforma è stata portata in Aula senza nemmeno un mandato del relatore, senza attendere la conclusione dei lavori in Commissione, con il ricorso alla regola del “canguro” per evitare la discussione di centinaia di emendamenti. Ci troviamo di fronte a una concezione proprietaria del Parlamento che cancella la funzione del dibattito e distrugge la possibilità del confronto. La nostra Costituzione non si limita a dividere i poteri, li bilancia e li obbliga a rispettarsi. E soprattutto, li disegna su un impianto di garanzie che serve a proteggere il cittadino da ogni arbitrio, da ogni sopraffazione, da ogni tentazione illiberale. Il principio della separazione dei poteri è l’antidoto al potere assoluto. E’ la grammatica della libertà democratica. E qui sta il pericolo: in questo disegno, la giustizia non è più potere terzo. È potere ausiliario del potere dominante. Siamo alla torsione autoritaria. E tutto questo accade in un clima di tensione crescente, di delegittimazione del potere giudiziario, di attacchi alla stampa, di restrizioni del dibattito parlamentare. Il Parlamento è stato ridotto a un organo di ratifica. Il dissenso è diventato sospetto. Il diritto è visto come un ostacolo, non come una garanzia. Questa – ha concluso Boccia – non è una stagione di riforme, è diventata, per chi ha a cuore la Costituzione, una stagione di resistenza”.