“Hanno fatto una prova di forza e gli è andata male, perché le opposizioni sono state compatte, dimostrando che uniti possiamo fermare la destra. Fino a lunedì sono stati arroganti, poi hanno dovuto fare retromarcia. Hanno sperato in un aiuto che non è arrivato”. Così il presidente dei senatori del Pd in una intervista al Corriere della Sera.
“Noi eravamo sicuri di noi stessi perché già da venerdì avevamo avuto l’assicurazione da parte di tutte le forze di opposizione della non partecipazione al voto. La destra parla a sproposito di Aventino, del resto la storia non è il loro forte. Non si può definire Aventino il nostro, noi eravamo lì, non da un’altra parte. Non aver partecipato al voto è stato il massimo rispetto del dettato costituzionale. Non abbiamo voluto partecipare a un voto che è un blitz della maggioranza. Sono loro che non conoscono la Costituzione. Il quorum dei tre quinti dal terzo scrutinio è richiesto proprio per evitare i blitz. La destra voleva eleggere Francesco Saverio Marini grazie al trasformismo.
Le dichiarazioni di Foti e di Donzelli sono state chiare: noi siamo la maggioranza e facciamo come ci pare. Denotano una totale incapacità di leggere la Costituzione, di comprendere i meccanismi di compromesso istituzionale e un’insofferenza alle regole”.
Poi Il capogruppo dem parla della figura di Francesco Saverio Marini, candidato della destra: “Marini è il principale estensore del disegno di legge sul premierato. Come si fa ad eleggere una persona che se andrà all’Alta Corte dovrà giudicare il suo stesso lavoro? Un lavoro poi che noi contestiamo in toto. Con quella legge si passa dalla Repubblica del Parlamento alla Repubblica del premier”.
“Abbiamo due mesi di tempo per trovare un accordo sui giudici mancanti. Noi diamo la massima disponibilità a trovare una soluzione. Le scelte più importanti si risolvono con la politica, non con i muscoli dei numeri. Speriamo che Giorgia Meloni lo capisca. La Consulta può fare a meno di un giudice per qualche settimana – conclude Boccia – ma di quattro, evidentemente, no”
Roma, 9 ottobre 2024