“Il Pd esiste e resiste. Chi pensava di metterci in liquidazione ha sbagliato i suoi conti”. Il senatore dem Enrico Borghi parla così del risultato del Pd alle regionali di ieri. Una sconfitta pesante ma “il voto conferma il ruolo insostituibile del Pd: sia per l’opposizione, sia dall’opposizione per costruire l’alternativa alla destra. Questo è il dato politico che emerge”, sottolinea Borghi all’Adnkronos. “Dal 26 settembre si è scatenata una caccia all’uomo contro il Pd. Appelli allo scioglimento, prese di posizione di chi dichiarava estinta la funzione del Pd e pure una certa dose di autolesionismo e autoflagellazione da parte di alcuni noi. A questo si è aggiunta l’azione politica congiunta di Conte e Renzi che puntavano al bottino pieno, alla disarticolazione tra voto degli elettori riformisti che dovevano accasarsi nel Terzo Polo e quelli di sinistra nei 5 Stelle ma il voto di ieri certifica che questa operazione politica è stata velleitaria, politicamente miope e sterile”. Eppure non sembra che Conte e Calenda abbiano cambiato posizione, è da ieri che vi attaccano… “Sono ancora riflessi pavloviani del post voto. Se cominceranno a riflettere politicamente, allora forse si potrà ricominciare a fare politica. Noi usciamo in piedi da questo voto e ora dobbiamo mettere al centro il nostro progetto, i contenuti e il profilo riformista e da questo poi discenderanno le alleanze. E dobbiamo parlare a tutti, agli elettori di destra e ai milioni che non sono andati a votare, non ci sono elettori di serie A e di serie B”.
Senatore Borghi, chi è lo sconfitto di questa tornata elettorale? “Oggettivamente il vero grande sconfitto di queste elezioni è Giuseppe Conte. Incomprensibilmente ha affossato l’esperienza della giunta Zingaretti e ha dato l’ennesimo assist al dilagare della destra nel Lazio”. E il Terzo Polo? “Il Terzo Polo deve capire che il bipolarismo ormai è introiettato nella coscienza degli elettori. Ogni operazione che ammicca furbescamente a posizioni ambigue viene penalizzata. Se il Terzo Polo decide che la sua naturale collocazione in un quadro bipolare è nel centrosinistra, è un passo avanti. Se invece vuole restare a metà del guado, faccia pure ma a stare in mezzo al guado si rischia di essere trascinati via dalla corrente…”. Astensionismo record. Penalizzerà anche la partecipazione ai gazebo del 26 febbraio? “E’ eclatante che nelle due regioni più importanti vada a votare solo il 40% degli aventi diritto. Deve far riflettere tutti. Sulle primarie, io credo che il fatto che il Pd esca da questo voto come un partito in piedi, pronto a fare le sue battaglie è un elemento che consentirà affluenza ai gazebo: il voto che i cittadini daranno alle primarie è per una prospettiva e non per una liquidazione. Oggi i cittadini hanno la consapevolezza che non saranno i commissari liquidatori di una storia, ma elettori che investono nel cambiamento del nostro Paese”.