Troppi atti di guerriglia. Le istituzioni devono aderire all’appello dei sindaci
CREDO CHE LA PROPOSTA, AVANZATA DA ALCUNI SINDACI DELLA VALLE DI SUSA, DI ORGANIZZARE SUL LORO TERRITORIO UNA GRANDE MANIFESTAZIONE CIVILE sui temi della convivenza e della legalità democratiche, e dunque non a favore o contro la Tav, alla presenza delle più alte cariche dello Stato, vada presa molto sul serio e iscritta al più presto nell`agenda politica. Provo a spiegare perché, a mio avviso, i più alti rappresentanti delle nostre istituzioni dovrebbero prendere in considerazione di rispondere positivamente all`appello.
In Val Di Susa siamo ormai a reiterati e sempre più gravi atti di guerriglia, scatenati contro il cantiere della Maddalena ad opera dei settori violenti del movimento No Tav. Tutto ciò richiama riflessioni che superano l`ostilità o il favore sul merito, cioè la realizzazione dell` infrastruttura ferroviaria. Come ha avuto modo di scrivere Paolo Griseri di «Repubblica» sull`ultimo assalto messo in atto da tutti soggetti «esterni» alla Valle, siamo in presenza di una vera e propria pratica di out-sourcing, in virtù della quale le frange estreme del movimento locale esternalizzano a gruppi dell`antagonismo violento, provenienti da altre parti dell`Italia e dell`Europa, l`esercizio delle azioni militari. Si tratta di una dinamica che, peraltro, può realizzarsi solo nel contesto della particolare condizione ambientale di endemica intimidazione contro tutto quanto appare anche solo riconducibile alla realizzazione della Tav. Come dimostrano le minacce subite da sindaci No Tav aperti al confronto col governo, già da molto tempo sono di fatto preclusi in Valle gli spazi di agibilità democratica per chiunque esprima una posizione favorevole alla linea Ac Torino-Lione.
C`è poi la questione dell`opacità oggettiva dei rapporti tra il fronte pacifico del movimento No Tav, maggioritario numericamente ma subalterno sul piano politico-strategico, e il braccio armato insurrezionalista. Un`opacità scandita anche da un andamento ricorrente, interrotto per fortuna dopo l`assalto della notte tra venerdì e sabato, che vede le incursioni violente «ripulite» il giorno dopo da manifestazioni di massa pacifiche e marcianti, sicuramente non violente e quasi sempre concluse in un clima di festa paesana, molto efficaci nel contrastare agli occhi dell`opinione pubblica le immagini violente degli assalti manu militari. Con grande sapienza, l`antagonismo locale ha saputo coltivare l`iniziale e diffusa diffidenza delle comunità locali verso l`opera, accreditandosi come avanguardia di «difesa territoriale» e mettendo in secondo piano le proprie finalità politiche generali, di matrice insurrezionalista. Su questa base si sono costruite coperture e solidarietà diffuse e un`ampia zona grigia, tanto attenta a prendere le distanze dalle azioni violente nelle dichiarazioni di rito, quanto pronta nell`attribuirne la responsabilità ultima alle forze dello Stato. Forze politiche e non pochi intellettuali hanno fornito legittimazione a tutto questo, attingendo direttamente alla suggestione resistenziale, particolarmente efficace in un territorio dove l`epopea partigiana mantiene una forza mitologica assai forte: è così che la Valle di Susa viene rappresentata come una «zona libera», ostinatamente in difesa dall`aggressione delle «truppe di occupazione».
Si tratta di rovesciamento della realtà, in cui lo Stato democratico diventa invece il tiranno contro il quale grottescamente rivoltarsi in nome del principio di «legalità». E non è un caso se tra i più decisi sostenitori dell`antagonismo No Tav si siano inseriti movimenti come il 5 Stelle. È così che la Valle di Susa e l`opposizione alla Tav stanno diventando un incubatore ideale per l`antagonismo nazionale e internazionale. Io credo che tutto questo, con l`escalation che vede sotto diretta minaccia chi, tra i politici, difende la realizzazione della nuova linea ferroviaria Torino-Lione, in primis il senatore del Pd Stefano Esposito ma anche gli amministratori locali che osano infrangere il tabù No Tav, rende evidente come la partita che si gioca in Val di Susa riguardi la riaffermazione della legalità democratica, cosa che richiede un intervento immediato delle istituzioni democratiche nazionali.

Ne Parlano