“Le intenzioni del governatore della Regione Veneto Zaia, a fronte dell’esito del referendum di domenica scorsa (trattenere il 90% delle tasse e assumere tutte le competenze oggi svolte dallo Stato), non rappresentano solo una velleitaria asserzione anticostituzionale. Sono anche uno spudorato esercizio di pubblicità ingannevole”.
E’ quanto afferma il senatore del Partito democratico Daniele Borioli in una nota.
“Il referendum del Veneto, come quello della Lombardia, aveva ed ha solo un valore consultivo – sottolinea l’esponente pd – Il quesito chiedeva semplicemente ai cittadini di conferire ai Presidenti delle loro Regioni il mandato politico per attivare le procedure previste dalla Costituzione ai fini di conseguire maggiori spazi di autonomia. Procedure che escludono la materia fiscale e le esorbitanti richieste con cui il Presidente veneto ha intrattenuto ieri i media. Di fatto, le forzature di Zaia si configurano perciò come un vera e propria manipolazione ordita ai danni degli elettori del Veneto che domenica sono andati a votare. Quelli che hanno pensato di sostenere un’ipotesi ultra-autonomista, non prevista dalla Carta e non formulata nel quesito referendario. Quelli che hanno votato per sostenere un progetto ragionevole di maggiore autonomia, compatibile con il dettato costituzionale e concertato con lo Stato, così come il quesito prevedeva”.
“L’autonomia e il regionalismo sono in realtà questioni molto serie – conclude Borioli – che all’indomani del fallimento della riforma costituzionale meritano di essere ripensate, riqualificate e rilanciate in base a un progetto organico, che non può essere affidato alle mani di apprendisti stregoni improvvisati, che giocano al federalismo, alimentando lacerazioni pur di ottenere facili consensi”.