‘L’esempio di Don Puglisi mostra che la lotta alla criminalità si misura in fatti e non in decibel. Guai a chi urla per coprire la propria inerzia’
La legalità come «militanza quotidiana» misurata «in fatti e non in decibel». È la cifra di questo governo per cui nessuno deve pensare che «i temi della legalità possano essere intesi come divisivi». Come nessuno, a cominciare da Silvio Berlusconi, deve pensare alla magistratura come «un`istituzione che opprime
o perseguita». Il viceministro all`Interno Filippo Bubbico, già saggio chiamato dal presidente Napoletano a
traghettare l`Italia nei giorni del nulla di fatto politico, ha incontrato a Palermo i ventimila studenti in arrivo da tutta Italia che hanno celebrato il XXI anniversario delle stragi di mafia e guarda con emozione, oggi, alla beatificazione di don Pino Pugliesi, il prete di Brancaccio ucciso dalla mafia davanti alla sua chiesa il 15 maggio 1993.
Un sondaggio rivela che il 50 per cento degli studenti delle scuole italiane ritiene primaria la diffusione della cultura della legalità. Il governo sente questa urgenza?
«Non c`è dubbio. Basta analizzare gli impegni e le dichiarazioni del presidente Letta. Però occorre intendersi: non ho mai sentito Paolo Borsellino, Giovanni Falcone o don Puglisi urlare il loro impegno nella lotta alla mafia. Parliamo di persone che hanno vissuto il loro impegno nella legalità come militanza quotidiana. Guai a chi sbandiera l`antimafia per coprire magari un`inerzia nell`attività di contrasto».
Fare non vuol dire sbandierare, siamo d`accordo. Cosa fa il governo?
«Il premier e il ministro Alfano hanno preso impegni precisi, ad esempio, nella lotta alla corruzione. Credo che questi impegni debbano prima di tutto essere verificati. La forza delle decisioni non va misurata sui decibel, ma
nell`azione quotidiana dove serve la normalità di don Puglisi che attraverso la semplicità della sua testimonianza quotidiana, facendo il suo dovere, è stato un pericolo vero e costante per la mafia».
E però, appena il governo si è distratto un attimo, il Pd I ha subito provato a mettere all`ordine del giorno della commissione Giustizia una norma per favorire Dell`Utri condannato per mafia.
«Io devo stare alle dichiarazioni di Letta e all`azione del governo nel suo complesso. Quella norma, sbagliata, è stata subito ritirata. Non mi pare di poter decifrare nel governo decisioni o atteggiamenti che possano alludere a una caduta di tensione nell`azione tesa a garantire la legalità nel nostro Paese. Il governo è impegnato a sostenere le forze di polizia».
Anche la magistratura?
«Tutti gli organi della Repubblica vanno sostenuti, tutelandoli però dalle tifoserie. Anche in questo è impegnato il governo. I veri magistrati non si sono mai offerti alle tifoserie. Rocco Chinnici, Livatino e tanti altri, nessuno di loro è mai diventato una star televisiva. La magistratura va aiutata ad agire secondo l`ordinamento costituzionale che le affida compiti difficilissimi».
Berlusconi la attacca e la deride tutti i giorni da anni. Anche ieri dal palco dei comizi finali per le amministrative. Cosa dice all`ex presidente del Consiglio?
«Che si deve difendere in giudizio e rispettare le sentenze della magistratura. Non è possibile urlare contro un potere dello stato. E che se sospetta abusi, deve dimostrarli nelle sedi opportune».
C`è un disegno di legge contro la corruzione pronto in commissione Giustizia al Senato, porta la firma del Presidente Piero Grasso. Perché non lo fa proprio il governo?
«È incardinato in commissione e secondo me gli va data priorità assoluta perché non costa nulla in termini di bilancio e può generare benefici straordinari per la nostra economia e per l`immagine del nostro Paese. Sono convinto che il governo agirà per rendere più efficaci le norme, più trasparenti i procedimenti e annullare i conflitti di interesse. Combattere la corruzione deve tornare a essere un valore per chi lo fa, la normalità dell`impegno».
Eppure il Presidente Grasso, nell`aula bunker dell`Ucciardone. ha sentito il bisogno di dire che «la legalità non può essere un tema divisivo».
«Ero presente. E ho applaudito».
Oggi, per la prima volta, un prete diventa beato per aver combattuto la mafia fino a sacrificarle la vita. Politicamente che peso può avere?
«È un grande valore. Per i non credenti don Puglisi è stato un sacerdote per cui varrebbe la pena diventare cattolici. Testimonia il rispetto delle regole e l`impegno quotidiano che hanno rappresentato per i boss la minaccia più grave».
Non abbiamo ancora un capo della polizia. Perché?
«Il ministro Alfano ha segnalato l`urgenza di procedere. I nomi in campo sono tutti autorevoli e spero che nessuno di loro possa essere scelto o scartato per via di una presunta militanza politica. Sarebbe sbagliato e riduttivo perché sono tutti servitori dello Stato».
Non sarebbe rischioso che l`ordine pubblico, la piazza, le polizie, in un momento delicato come questo, finissero in mano a uomini più vicini alla destra?
«Ci dobbiamo sentire garantiti dal giuramento che ognuno di noi ha fatto e farà sulla Costituzione. Nessuno di noi sta giocando una partita di calcio e le storie personali ci mettono al riparo da processi di lottizzazione».