E cosiddetti ‘pentiti’ sono ancora essenziali per destrutturare le mafie, anche quelle a maggior tasso d`omertà come la ‘ndrangheta, dove i casi sono in aumento. E i coraggiosi testimoni di giustizia vanno tutelati e protetti, ancor di più se scelgono di restare a casa propria. Ma è giunto il tempo di offrire a entrambe le categorie uno strumento chiaro, perché si sentano titolari di diritti, ma al tempo stesso con doveri da rispettare». Il viceministro dell`Interno Filippo Bubbico ha guidato il gruppo di esperti che ha messo a punto la ‘Carta’ del Viminale: «Non era più tollerabile, ad esempio, il rischio di ‘accontentare’ solo chi protesta, a volte con pretese singolari – osserva – finendo per trascurare involontariamente chi affronta senza clamore le difficoltà».
Quali nodi emergono dal rapporto del Viminale?
Siamo partiti dalla necessità di un bilancio umano e sociale. Lo Stato spende 80 milioni di euro l`anno, più uomini e mezzi, per tutelare persone che hanno dato un contributo alla giustizia. Perciò è doloroso leggere dell`insoddisfazione in destinatari di quegli interventi. Bisogna cercare di sciogliere i nodi, che a volte riguardano intere famiglie com bimbi minori o adolescenti, che vivono traumi notevoli…
Fra i testimoni, c`è chi segnala disparità fra i titolari delle misure in località protetta e chi resta nella propria realtà.
La ratio della legge era chiara: chi si sposta altrove vive un trauma, perché vede spezzarsi le sue relazioni sociali, umane e lavorative. Ma pure chi sceglie di restare dove c`è la sua attività va supportato. Finora c`è stato un paradosso…
Quale?
Chi rimane nella propria città è più esposto a rischi, non costa allo Stato in termini di alloggio, non riceve l`assegno di mantenimento e se la deve vedere da solo. È una contraddizione non più sopportabile. Ci sono imprenditori-testimoni che hanno il problema di dover lavorare in contesti ostili, dominati da presenze e mentalità mafiose. Lo Stato non li può lasciare soli…
Avete immaginato strumenti concreti di sostegno?
Stiamo verificando quelli sul piano amministrativo. Ma, se fosse necessario, produrremmo riforme dell`impianto legislativo: i testimoni rimasti in sede, debbono poter contare sulla tutela al massimo livello, per loro e i familiari, e sul sostegno alle attività produttive. Stiamo pensando a corsie preferenziali negli appalti o anche ad affidamenti diretti, notificandoli esplicitamente anche alla Commissione europea…
 Alcuni imprenditori-coraggio lo chiedono da tempo…
Già. Non sarebbero misure permanenti, ma limitate nel tempo. Ma sarebbero utili a mettere chi è stato estorto, minacciato, intimidito, e ha denunciato, in condizione di non dover abbassare la saracinesca. Non sono mosche bianche: diversi chiedono di poter tornare nella propria terra. Ma è l`autorità giudiziaria a vagliare attentamente le condizioni di sicurezza e ‘agibilità’ di quelle richieste. Noi cerchiamo di contribuire aumentando la sicurezza del contesto, anche lavorativo.