Il 2024 ha visto non solo un incremento dei morti sul lavoro, ma anche delle malattie professionali e un`impennata dei numeri tra i più giovani. L`anno scorso vi sono state in pochi mesi cinque drammatiche stragi, che avevano un tratto comune gli appalti. La reintroduzione degli appalti a cascata, il massimo ribasso, la non responsabilità del committente di curare la filiera, hanno tante conseguenze. Due sono le più evidenti: taglio sulle condizioni di lavoro e moltiplicazione dei soggetti che intervengono sullo stesso cantiere, che non si conoscono, non hanno le stesse prescrizioni, non sono informati sullo stato dei lavori. Moltiplicando gli appalti, non si moltiplicano gli investimenti in prevenzione, anzi. Sono tutti così impegnati a tagliare quelli che considerano costi da pensare che sia meglio aumentare i profitti che avere sensori che segnalano la presenza di gas, meglio tenere gli autisti in cabina mentre si riempiono le cisterne che non spendere qualche minuto in più e mettere le persone in sicurezza.
Lavoro nero
Il problema è esasperato negli appalti ma non riguarda solo loro. Un altro tema è il lavoro nero. Ricordiamo tutti, o abbiamo già dimenticato Sa tnam Singh, il lavoratore infortunato e abbandonato davanti a casa? Dopo quell`omicidio nella provincia di Latina ci sono stati improvvisamente migliaia di contratti regolarizza ti e relativi permessi di soggiorno, poi il buio, ed episodi analoghi non hanno avuto l`onore della cronaca. Anche sull`onda di questi episodi, il tema della sicurezza sul lavoro è entrato nell`agenda politica della maggioranza, almeno apparentemente. Il Senato da qualche tempo apre le sedute d`aula con la lettura dei nomi dei morti sul lavoro. Dare un nome invece che limitarsi ai numeri e alle statistiche obbliga a pensarli persone e non numeri.
Il ricordo non basta
L`iniziativa non può, però, fermarsi al ricordo. Le comunicazioni, in Senato della ministra del Lavoro, Maria Elvira Calderone, lunghe evitate, hanno reso evidente che questa è la sua intenzione una politica di annunci, gli stessi da tre anni, e una totale assenza di volontà di fare. La ministra tra non ha presentato nessuna analisi, né sull`abbassamento dell`età degli infortuni, né sugli infortuni di lavoratori oltre i 70 che anche la peggior riforma previdenziale vorrebbe già in pensione. Senza analisi che risposte si possono dare?L`abbiamo sentito dai banchi della maggioranza, che ancora si propone come quelli appena arrivati che possono scaricare colpe sul passato, scordandosi che il nuovo codice sugli appalti, die ha sca rdinato le regole di sicurezza sul lavoro a partire dal subappalto – è del loro governo. Raccontano come soluzione l`intelligenza artificiale, in un fiorire di banche dati e nuove piattaforme che comunicano tra di loro e permettono l`uso predittivo. Neanche un secondo dedicato a pensare che informazioni hanno quelle banche dati.
Quale formazione?
Invece di agire, promettono un futuro tecnologico talmente trasformativo da rendere superflui diritti e tutele. Non investimenti in tecnologia finalizzata alla prevenzione, ma alibi per cancellare diritti e negare sicurezza. La sola altra soluzione che abbiamo sentito invocare è la formazione e la cultura della sicurezza, formazione che dovrei> be cominciare nella scuola dell`infanzia e accompagnarci per la vita. Confesso che non sono affatto certa che ai bambini si debba parlare di cantieri prima che di affettività e rispetto. Per chi si affaccia o fa parte del mondo del lavoro, la formazione è invece uno strumento essenziale e obbligatorio. Ma quale formazione? Anche autosomministrata, distante anche in termini di esperienza dal luogo di lavoro va bene? Senza contare che insistere solo sulla formazione colpevoli7za le vittime degli incidenti sul lavoro e sposta dalle aziende ai lavoratori la responsabilità della prevenzione. Il vero obiettivo è sempre dire che è superata la contrapposizione tra lavoro e capitale. E infatti meglio togliere i diritti, la prevenzione, la sicurezza che non sia mai che qualcuno «voglia i salari aumentati».


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